REDAZIONE PISA

Una holding che controlla sedici aziende differenti

La Todisco Group opera nel settore della chimica di base ed è leader in tutta Italia

La Todisco Group è una holding con sede a Pisa cresciuta vertiginosamente negli ultimi anni e che ora controlla 16 aziende differenti, oltre a una decina di depositi costieri, operanti nel settore della chimica di base e che producono il 24% del fabbisogno nazionale. Il gruppo opera in tutta Italia ed è ormai da tempo leader del settore nel nostro Paese con un fatturato 2019, secondo il sito specializzato report aziende, che complessivamente si attesta a 300 milioni di euro di fatturato e conta 520 dipendenti. Ma il 2020, nonostante la pandemia, è stato un anno positivo perché, osserva Donato Antonio Todisco, "abbiamo incrementato gli utili, anche se sono calati i volumi e i prezzi ma i risultati della società non ne hanno risentito".

Dopo un’esperienza da brillante manager alla Solvay, Todisco ha deciso di mettersi in proprio e soprattutto ha accettato di condurre in prima persona una sfida tutta in salita, restituire all’Italia e riportare in mani italiane "il settore strategico della chimica di base, senza il quale non c’è alcuna possibilità di fare sviluppo industriale". E poco a poco ha cominciato una serie di marchi storici del comparto: dalla pisana Società Chimica Fedeli, che mantiene in bella evidenza le sue insegne anche presso il quartier generale del gruppo, in via del Brennero, alla Chimica Bussi a Pescara, dalla Scef di Desio alla Tallerini di Bologna, alla veneta B&C prodotti chimici alla Cida di Pordenone, solo per citarne alcuni.

L’obiettivo però è quello di crescere ancora: "Intendiamo raggiungere entro il 2021 il 60% del mercato italiano della chimica base - spiegava a La Nazione, nel febbraio scorso Todisco commentando le performance 2019 - e con queste acquisizioni diventeremo i leader assoluti della chimica di base. Il nostro obiettivo, infatti, è fare in modo di recuperare il terreno perduto: senza i nostri investimenti saremmo stati costretti a importare la chimica di base dall’estero. Con ricadute su tutta l’economia italiana, perché la chimica di base è impiegata in tutti i settori produttivi e l’errore dell’Italia è stato quello di consentire la chiusura di importanti siti industriali italiani di questo settore".