
Dopo quasi un anno di lavori e un investimento di 183 mila euro, finanziato dalla Fondazione Pisa, torna a splendere la chiesa di santo Stefano Protomartire a Pettori. Un vero elemento architettonico di pregio, risalente al 1100, la chiesa più antica del territorio cascinese è rinata dopo un restauro che ha visto il rifacimento totale del tetto e il consolidamento delle pareti: una copertura dell’abside e della navata unica rimessa a nuovo, intervento che mette fine al problema delle infiltrazioni di acqua che hanno nel corso degli anni inficiato notevolmente la sicurezza di un luogo amato dagli abitanti del luogo, che oggi possono dire di aver ritrovato una chiesa ma anche un punto di aggregazione e di fede al quale temevano di dover rinunciare per sempre.
"Non è stato facile il restauro, soprattutto per la scarsa reperibilità dei materiali – ci racconta don Ireneusz Woijciech Korzeniowski, il parroco –, ma adesso siamo felici di festeggiare la riapertura, con una giornata dedicata ai festeggiamenti, per un luogo così caro a tutti i paesani".
L’inaugurazione è programmata per il 3 dicembre alle 16, una domenica che sarà di vera festa: saranno presenti l’arcivescovo di Pisa Giovanni Paolo Benotto, Stefano Del Corso presidente della Fondazione Pisa, il sovrintendente Valerio Tesi, l’architetto che ha diretto i lavori di restauro Leonardo Germani, e il sindaco di Cascina Michelangelo Betti. Durante l’evento è previsto il concerto della Corale Polifonica cascinese, e un momento di festa all’interno della chiesa. I parrocchiani ritroveranno un vero gioiello dell’architettura medievale, che si colloca a fianco del cimitero del paese, una struttura caratterizzata da una forma perimetrale con mura costituite da blocchi squadrati di pietra calcarea, risalenti con grande probabilità ai Monti Pisani, lasciati a vista.
Una estetica semplice ed essenziale, che contrasta con il valore storico e di passato illustre che rappresenta, così come il campanile che la affianca, di epoca leggermente più recente, risalente all’incirca all’anno 1300. Accanto alla chiesa e al campanile è presente anche una casa canonica del 1600, e queste ultime due strutture necessiterebbero di un’altra opera di restauro, che sarebbe dal punto di vista economico ancora più ingente (si parla di 650 mila per il campanile e un milione per la casa). Come in un mosaico immaginario però intanto si stanno recuperando tante piccole gemme preziose del territorio: ricordiamo il recupero già concluso delle chiese di San Prospero, di Madonna dell’Acqua, di San Lorenzo alle Corti e di San Frediano.
Alessandra Alderigi