Tutte le ‘famiglie’ di Andrea. Strette e vicine per salutarlo. La famiglia in cui era nato e cresciuto tra tanti ‘ti voglio bene’ detti, sussurrati e scritti ad ogni occasione. Senza paura. Quella degli amici di una vita, la comunità di Calci, quella di 50 Canale dove Andrea Pardini stava realizzando il sogno di fare il mestiere che amava: il giornalista. Raccontando con educazione e sensibilità. E la famiglia creata con Sofia, la giovane moglie, e il figlio in arrivo della cui esistenza in molti (praticamente tutti) hanno saputo solo nelle ultime ore, senza avere il tempo di festeggiare. Le famiglie di Andrea erano tutte lì, nella pieve di Calci, ieri mattina.
Una collezione di ricordi minimi (Andrea bambino con la Gazzetta sotto l’ombrellone, la passione per il Milan e il Pisa, gli scherzi, i viaggi avventurosi, le sorprese, l’incontro con l’amore della sua vita) e le lacrime per una vita che si è interrotta a 34 anni, "in modo imprevisto, doloroso e assurdo". Lasciando ora il passo "a quel tratto di cammino che a noi è invisibile - queste le commosse parole di don Antonio Cecconi - ma durante il quale Andrea non sarà solo. Gesù sarà il suo compagno di viaggio. Perché la croce, lo abbiamo imparato, non è l’ultimo capitolo della storia".
"Un ragazzo d’oro, con i valori umani dei giornalisti della vecchia generazione" lo ha definito Aldo Orsini, a nome di tutti i colleghi della redazione di 50 Canale, legato ad Andrea anche da un affetto a livello personale per averlo conosciuto bambino nel cortile di casa. Nella chiesa gremita c’erano il sindaco di Calci, Massimiliano Ghimenti con la vicesindaca Valentina Ricotta (che di Andrea è stata catechista), il sindaco di San Giuliano Sergio Di Maio, e per il Comune di Pisa il vicesindaco Raffaele Latrofa, i colleghi della tv e della carta stampata (le esequie si sono chiuse con la Preghiera del giornalista), parenti e amici. E se tante sono le domande che rimangono senza risposta, come la causa della morte (l’ipotesi emersa dall’autopsia: sindrome di Brugada, malattia genetica rara che predispone al rischio di aritmie ventricolari maligne), una certezza c’è.
Ed è quella di un ragazzo diventato uomo che, nella sua timidezza, ha saputo amare e farsi amare. Andrea rispettoso, mite, gentile, umile, generoso, leale e presente con gli amici, attento nei confronti della sorella Irene, fortemente legato ai genitori Roberto e Maria Cristina. È proprio dalle parole della mamma, composte e cariche di gratitudine pur nell’immenso dolore, che l’ultimo saluto ha assunto i contorni di un inizio, invece che di una fine: "In questi giorni, in queste ore ho capito quante persone Andrea sia riuscito a conquistare, quanto abbia davvero seminato. La sua timidezza era il mio cruccio. Ma lui, che era testardissimo, mi rispondeva: ‘Mamma, io sono questo’. E aveva ragione lui, aveva ragione. Ora l’ho capito. Andrea è riuscito a toccare i cuori di tutti". Un "inguaribile romantico" che ha saputo insegnare - e sicuramente saprà farlo anche in futuro - la bellezza della vita così com’è.