
Tra le pagine della nostra storia. Il ricordo dell’Eccidio di Pettori
In questo periodo abbiamo affrontato lo studio della Seconda Guerra Mondiale e, dopo aver approfondito gli argomenti sulle pagine dei libri, abbiamo deciso di riflettere anche attraverso esperienze concrete. Ci siamo, infatti, recati nella vicina località di Pettori, dove abbiamo reso omaggio al Cippo posto in memoria delle ventuno vittime che furono fucilate dai nazisti nell’agosto del 1944 nelle zone dell’ansa dell’Arno. Abbiamo camminato silenziosamente lungo il sentiero che dalla nostra scuola porta al luogo della commemorazione, con rispetto e devozione, consapevoli del peso della storia che si respira in questi paesi della campagna toscana.
Siamo stati gentilmente accompagnati dal signor Bruno Possenti, presidente provinciale Anpi, Franco Tagliaboschi, presidente Anpi di Cascina, Irio Stellato, Franco Meridi e Romano Saviozzi, i quali ci hanno spiegato in dettaglio cosa successe in quei drammatici momenti. Pettori, come tanti altri piccoli paesi italiani, dalla fine del 1943 era diventato teatro di scontri tra le forze partigiane e l’esercito nazifascista. Uomini e donne coraggiose organizzarono la resistenza, ma la risposta dei nemici non si fece attendere: arresti, torture, rappresaglie brutali divennero comuni, lasciando dietro di sé un sentiero di morte e distruzione. I soldati tedeschi avevano emesso un bando, secondo cui i partigiani avrebbero dovuto lasciare le loro postazioni sui monti circostanti. Alcuni di essi si consegnarono, altri cercarono di rifugiarsi in campagna.
Alla fine, però, ci furono diversi rastrellamenti ed esecuzioni che costarono la vita a persone innocenti. Il signor Franco Meridi, uno dei pochi testimoni ancora viventi, era un bambino quando accaddero gli atroci eventi e ne ricorda tutt’oggi l’orrore, sentendo forte il desiderio di condividere con noi le sue memorie. Alle nostre domande, ha risposto che, in quel terribile agosto, sperava in una rapida sconfitta dei tedeschi da parte degli alleati, ma fu possibile liberare la zona solo il 2 settembre e, inevitabilmente, il giovane Franco vide perire tante persone a lui care, compreso suo nonno.
Sulla targa commemorativa di Pettori si stagliano i nomi degli uomini che furono fucilati e sul muro sono ancora oggi ben visibili i fori lasciati dai proiettili.
Aver visto da vicino questo luogo ci ha scosso profondamente, perché è simbolo del trauma che ha segnato la storia di intere generazioni, ma è anche un monito per rinnovare l’impegno nella lotta contro l’odio e l’intolleranza.