REDAZIONE PISA

Sposa bambina: presa un’altra latitante

E’ la zia dell’allora marito: deve scontare 5 anni e 9 mesi. L’accusa è di favoreggiamento all’immigrazione clandestina

E’ stata trovata nel quartiere Don Bosco e arrestata la penultima latitante coinvolta nella storia della "sposa bambina" che si è chiusa con la sentenza di Cassazione. Un caso che era uscito dai confini pisani finendo sui media nazionali. Sabato, intorno alle 15.30, le Volanti, in collaborazione con la polizia penitenziaria, hanno rintracciato Vjolka Dibrani, 48enne originaria della ex Jugoslavia, già residente al Campo rom di via dell’Idrovora e ricercata dal maggio del 2019 perché colpita da un ordine di carcerazione emesso dall’Ufficio esecuzioni penali della Corte di Appello di Firenze. E’ stata condannata a 5 anni e 9 mesi di reclusione. E’ la zia dell’allora promesso sposo.

Una storia partita nel 2010 quando la Squadra Mobile della Questura di Pisa cominciò a indagare sulla denuncia (presentata dal padre in Kosovo) di rapimento della figlia diffusa in Italia dall’Interpol. La polizia, dopo alcune ricerche, rintracciò la 14enne nel campo rom di Coltano. La giovane, piangendo, raccontò di essere stata rapita da una coppia di connazionali in patria e di essere stata portata con la forza, per un matrimonio combinato, all’insediamento pisano, dove sarebbe stata ridotta in schiavitù e ripetutamente violentata. Tanto che, nell’ultimo processo di appello, furono chieste pene tra i 14 e i 15 anni. Allora, con il coordinamento della Procura della Repubblica-Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, il 26 ottobre 2010 furono arrestati 6 cittadini della Ex Jugoslavia, tutti residenti a Coltano. Ma, alla fine, sono stati tutti condannati per un solo reato: favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Per la difesa, sostenuta da penalisti conosciuti (Marco Meoli, Tiziana Mannocci, Nicola Giribaldi e Luca Cianferoni), la giovanissima era arrivata a Pisa in accordo con la famiglia e le nozze erano state concordate con i genitori della ragazza come da tradizione rom. Resta una sola latitante, al momento, la nonna dello sposo, Nebahat Hamiti (5 anni di reclusione). Gli altri si trovano già in carcere: Erizon Mahmuti, zio (è stato condannato a 6 anni di reclusione); Ibadet Dibrani, madre dello sposo (5 anni); il padre, Riza Haliti, (5 anni) è stato il primo ad essere preso.

Antonia Casini

Carlo Baroni