
di Paola Zerboni
PSA
n prima linea. Anche – anzi soprattutto – , nell’anno dei lockdown e del massiccio ricorso allo smart working. Che ha visto, nel 2020, crescere in maniera esponenziale le richieste di aiuto al Centro per lo studio del disadattamento lavorativo, strutturato all’interno dell’Unità operativa di Medicina del lavoro dell’Aoup e coordinato dal dottor Rodolfo Buselli, che ne ha fatto un punto di riferimento regionale. Un centro che offre un servizio ambulatoriale a pazienti esterni sui temi dello stress lavoro-correlato e del mobbing, e un servizio di supporto psicologico e assistenza psichiatrica ai dipendenti dell’azienda sanitaria stessa. Ne parliamo con il dottor Giovanni Guglielmi, della sezione di Medicina del lavoro
Cosa è cambiato con la pandemia? Sono aumentati i casi di richieste di aiuto?
"L’Oms in una recente indagine in 130 Paesi ha evidenziato con preoccupazione che i servizi di supporto psicologico sui luoghi di lavoro, proprio in questo periodo di massima necessità, si sono ridotti del 75%. Per questo l’Aoup, tramite il gruppo di specialisti del Centro, da marzo 2020, ha offerto consulenza e supporto psicologico per tutti i dipendenti. Le richieste di supporto, decisamente incrementate rispetto agli anni precedenti, sono inviate dai dipendenti a un indirizzo e-mail dedicato e a breve sarà attivata anche una linea telefonica di ascolto. Vengono offerti percorsi integrati di supporto psicologico, assistenza psichiatrica e gestione delle misure preventive da parte dello specialista in medicina del lavoro. Gli interventi sono realizzati, a seconda dei casi e dei bisogni, in modalità telematica oppure in presenza".
Quando è bene chiedere aiuto?
"Di fronte a una situazione stressante ciascuno di noi tende ad utilizzare strategie di gestione delle difficoltà (coping) rivelatesi efficaci in altri contesti, per ripristinare la sensazione di controllo sulla situazione. Se queste strategie falliscono, iniziano a manifestarsi sintomi reattivi associati allo stress: spossatezza fisica, tremori, tachicardia, pesantezza mentale, difficoltà a concentrarsi, nervosismo, insonnia, ansia e paura fino al panico. L’esposizione prolungata a stimoli stressanti è fattore potenziale di rischio per molte patologie, incluse quelle psichiatriche e cardiovascolari. Prima che questo si cronicizzi in formeapsicopatologica invalidante, è importante chiedere aiuto e supporto".
Quali sono le condizioni psicologiche degli operatori sanitari che hanno avuto il Covid-19?
"Dati sempre più consistenti in letteratura dimostrano che, dopo la guarigione dal Covid-19, possono manifestarsi sintomi neuropsichiatrici, sintomi della sfera ansiosa e depressiva, sintomi post-traumatici, scarsa lucidità mentale, difficoltà di attenzioneconcentrazionememoria nota come “nebbia” cognitiva. Un quadro clinico che riduce significativamente la qualità della vita e rende problematica la ripresa dell’attività lavorativa. Alla luce di ciò la Medicina preventiva del lavoro ha avviato una sorveglianza sanitaria specifica dei dipendenti guariti dal Covid-19 e ha aderito a uno studio multicentrico nazionale".
Lo smart working, vissuto all’inizio come una novità, è poi divenuto fonte di stress?
"Studi internazionali evidenziano risultati contrastanti relativamente agli effetti sulla salute dello smart working. Durante la pandemia, poi, lo smart working è stato utilizzato senza specifica pianificazione del lavoro da parte delle aziende, ma attraverso una modalità semplificata di adesione come unica possibilità di continuare determinate attività produttive. Ciò, unito ai disagi derivanti dall’attuale emergenza pandemica, che ci priva delle relazioni sociali e dei loro effetti benefici, rischia di acuire nel tempo lo stress lavorativo con sintomi della sfera ansiosa e depressiva. L’utilizzo protratto di piattaforme online per lavoro sembrerebbe, poi, produrre quadri sindromici connotati da fatica, difficoltà di attenzione e concentrazione e sensazione di stress soggettivo descritti da alcuni autori come “Zoom fatigue”, dal nome della piattaforma utilizzata ogni giorno da 300 milioni di utenti,. L’Aoup, conscia dell’importanza di una corretta organizzazione del lavoro agile, ha avviato specifico progetto finalizzato a ridefinire il modello di smart-working, al di là dell’emergenza sanitaria, come uno degli strumenti centrali per una gestione del lavoro in grado di combinare al meglio qualità ed efficienza delle attività produttive con bisogni di flessibilità da parte dei lavoratori".
Stress e difese immunitarie. Chi è stressato rischia di essere più esposto al contagio?
"Nei casi di stress psicofisico cronico gli stimoli stressanti perdurano in modo costante e duraturo nel tempo. Questo “bombardamento” di stimoli stressanti viene definito “sovraccarico allostatico”: l’organismo non ha il tempo di recuperare tra uno stimolo stressogeno e il successivo. è riconosciuta la correlazione tra stress cronico e difese immunitarie. meccanismi per cui ciò succede non sono ancora del tutto noti e i dati non sono sufficienti per sostenere che tutti i soggetti esposti a stress cronico siano a rischio di contrarre malattie infettive".