
Gaspare Alfì, Enrico Cheli, Elena Guarguagli ed Erika Scatena. di Slop Pisa
Nel cuore di una città simbolo della ricerca e dell’eccellenza accademica ha aperto i battenti "Slop Pisa", nuovo studio clinico per la salute mentale. Nato da un’idea semplice e un po’ controcorrente, e da quattro psicoterapeuti che, potremmo dire, non sono in cerca di "guasti da riparare". Gaspare Alfì, Enrico Cheli, Elena Guarguagli ed Erika Scatena – tutti formati tra l’Università di Pisa e la Scuola Lombarda di Psicoterapia (Slop) – portano ora in città una sede clinica della scuola che hanno frequentato e propongono una soluzione che tiene conto della specificità umana, unendo neuroscienze e ascolto profondo dell’esperienza vissuta. "L’essere umano non è un insieme di pensieri disfunzionali, né un circuito difettoso — spiega Gaspare Alfì, attualmente anche ricercatore post-doc all’Università di Pisa —. È un soggetto complesso, corporeo, situato nel mondo. E ogni sofferenza racconta una frattura in questo rapporto che deve essere indagata". La bussola teorica del gruppo è la psicoterapia cognitivo-neuropsicologica, approccio che intreccia post-razionalismo, fenomenologia e neuroscienze. In parole povere? "La psicopatologia descrittiva guarda ancora la sofferenza come un guasto tecnico da etichettare e correggere", spiega ancora il dottor Alfì. "Ma un sintomo non è solo un’anomalia: è un segnale. Non si tratta di spegnerlo, ma di capirlo". Ogni percorso, dunque, è da intendersi in relazione, considerando la storia e le risorse della persona, con l’obiettivo non solo di ridurre i sintomi, ma di comprenderne il significato e aprire nuove possibilità di esistenza. E i quattro "camici bianchi della mente" intendono trattare la salute mentale in una prospettiva ampia, attraversando tutte le età della vita: dall’infanzia all’età adulta, affrontando disturbi affettivi, come ansia, depressione e stress, ma anche neurodivergenze e decadimento cognitivo, con particolare attenzione all’insonnia, tema su cui l’ambiente accademico pisano è da anni all’avanguardia. L’obiettivo, in fondo, è chiaro: non riparare un guasto, ma accompagnare la persona verso nuove possibilità di esistenza. Oltre il sintomo. In modo ampio, meno giudicante, più umano.
Maria Cristina Capaccioli