di Francesco Paletti
PISA
Anche l’ultima sicurezza è svanita. C’è una canzone da riscrivere oppure un locale da riaprire. Perché pure quell’unica certezza cantata dai "Gatti Mezzi", ossia che "r Sarvini è cchiuso r giovedì", è evaporata ormai da quasi un anno. Oggi, infatti, sono abbassate le saracinesche del Bar Salvini, lo storico locale sull’argine dell’Arno all’inizio del Viale delle Piagge a cui Francesco Bottai e Tommaso Novi, ormai nel 2007, hanno dedicato uno dei loro pezzi più conosciuti. Non solo il giovedì, ma tutti i giorni della settimana. È così dal novembre 2020, dopo la scomparsa di Roberto Salvini, l’imprenditore che per mezzo secolo aveva condotto l’attività. Per farlo riaprire da ieri c’è una petizione on line: l’ha promossa Maria Valeria Della Mea, per quasi 40 anni una colonna del Teatro Verdi, ma anche una frequentatrice assidua del "Salvini", insieme ad altri venti cittadini (inclusi, ovviamente, Bottai e Novi), un gruppo promotore eterogeneo per età e biografia, accomunato dall’aver frequentato assiduamente il "Salvini", magari in momenti storici diversi.
"Per oltre sei decenni, ha accolto persone di ogni età, ceto, provenienza e idea -si legge nella petizione –, un esempio trasversale di laicità realizzata che raccoglie la complessità di una città variegata come poche e un affresco vivo e mutevole che ha rappresentato Pisa e le sue dinamiche sociali e mutamenti come nient’altro". Non stupisce, quindi, che l’idea abbia attecchito subito e che, già a metà pomeriggio, le firme fossero arrivate a quasi 250. Quel locale fondato nel 1957 da Gino Salvini, dal novembre scorso è chiuso:"Per difficoltà economiche e burocratiche il passaggio di consegne con la generazione successiva non è mai avvenuto e tutt’oggi, alla ricerca di carte introvabili, la situazione persiste".
Una vicenda anche con aspetti complessi dato che lo storico locale sorge su un’area demaniale. La richiesta, però, è inequivoca: "Non sappiamo entrare nel merito della questione ma, per quello che quel luogo ha rappresentato per noi e per la vita sociale della città, rivolgiamo un appello al sindaco, al prefetto e alle istituzioni coinvolte perché quella che oggi è una vera e propria ferita aperta sia rimarginata e presto. Non è pensabile che quel punto di riferimento imprescindibile scompaia". Il "Salvini" deve ripartire quanto prima, insomma, a prescindere dalle vicende legate ai soggetti gestori. Ma con una fondamentale accortezza che è quella di "favorire una soluzione che tenga conto di quanto è stato e che garantisca un futuro che rispetti quella che, nel corso del tempo, era diventata un’istituzione al pari di certi locali storici che nelle città vengono tutelati e protetti perché le raccontano – conclude la petizione- Le città sono fatte di segni, riferimenti, luoghi d’incontro e di confronto, monumenti. Il Bar Salvini è stato ognuna di queste cose e la nostra collettività deve agire per fare in modo che continui ad esserlo".