Maria Cristina Capaccioli
Cronaca

Revenge porn e trappole web: “La fiducia è importante, l’indipendenza ancora di più”

Il convegno “Immagine come violenza” alla Stazione Leopolda con la polizia postale. Il commissario Chiara Marando: “Attivare la modalità standby e non divulgare mai le password”

Pisa, 29 novembre 2024 – “E’ necessario sensibilizzare le donne: la fiducia è importante, ma anche l’indipendenza”. La violenza sulle donne non è un problema solo domestico o del luogo di lavoro, ma anche e sempre di più un fenomeno virtuale. Sono 6 i casi di codice rosso a Pisa nel 2024 che la polizia postale segnala per stalking e diffusione illecita di contenuti sessualmente espliciti. Se ne è parlato in occasione del convegno “Immagine come violenza” organizzato alla Stazione Leopolda da parte del Comitato pari opportunità dell’Ordine degli avvocati di Pisa.

Un pomeriggio di appuntamenti necessario dato che il fenomeno è anche in aumento rispetto al 2023 quando i casi erano la metà. “Il problema riguarda soprattutto donne e bambini - spiega Chiara Marando, commissario capo e funzionario del Centro Operativo della Sicurezza Cibernetica - che si fidano dei loro partner o di persone sconosciute che contattano sui social e che li convincono alla condivisione di foto intime. La situazione più allarmante riguarda stalking, revenge porn e diffusione illecita di foto a carattere pedopornografico”.

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Chiara MARANDO, Commissario Capo e Funzionario COSC, a "Immagine come violenza", convegno organizzato dall'ordine degli avvocati - Pisa (foto di Enrico Mattia Del Punta)

Importante il garante della privacy. Come spiega ancora Marando: “A questa figura, in maniera preventiva, la vittima può inviare una segnalazione di eventuale rischio di diffusione illecita: con un accesso tramite Spid o Cie è possibile condividere col garante i contenuti che si teme possano essere diffusi e il sito che si pensa possa essere scelto dall’aggressore per la pubblicazione”.

I rischi però non riguardano solo la diffusione non consensuale di foto intime, ma in generale la questione della privacy che è messa a rischio anche con la geolocalizzazione e la condivisione della propria posizione h24. “Ci sono app che la rilevano costantemente - aggiunge il commissario - Si tratta di applicazioni legali, facilmente scaricabili e gratis, usate normalmente per il parental control. A volte, però, sono usate in maniera impropria da potenziali aggressori che non solo possono controllare la posizione, ma anche entrare in possesso di tutti i contenuti del cellulare, dalle foto ai contatti. Inoltre, a volte capita che la posizione rilevata si blocchi e l’aggressore, non potendo più controllare la situazione, metta in atto comportamenti aggressivi nei confronti della vittima. Non è facile riconoscerle, ma possono essere scaricate solo accedendo manualmente al dispositivo”.

Il consiglio, quindi, di Marando è quello di “impostare autonomamente le password e cambiarle qualora si ricevano dispositivi in regalo. Un’altra raccomandazione è quella di attivare una modalità standby che porti alla richiesta del codice di accesso dopo un periodo di tempo veramente ridotto”. “Quello che colpisce - conclude il commissario - è che spesso gli aggressori scaricano le applicazioni col consenso della vittima che lo vede come un moto di condivisione. Si tratta proprio di un problema culturale che va risolto istruendo le donne al valore dell’autonomia”.