Quella chiesa che fa ancora sussultare

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Francesco

Lepri*

E’ sempre stata per me un’emozione fortissima entrare nella chiesa di San Francesco. Non solo per la piazza che incontri, per la sua facciata in marmo bianco armonizzato, per la sua architettura austera che ti colpisce in maniera decisa con le sue capriate lignee di una luce notevole. Le sue proporzioni perfette, le sue vetrate imponenti, un chiostro spettacolare, un "campanile pensile", capolavoro architettonico-strutturale, ma anche per le opere d’arte presenti e per quelle che immagini dovrebbero esserlo dovuti ai vari ratti. In quella chiesa avverti poi la "presenza" di uomini cari alla città e alla nostra storia come il Conte Ugolino, Francesco da Buti e, in particolare per me, mio zio Giuseppe Viviani, il pittore, il poeta, l’artista che mi ha e ci ha regalato le sue "favole" ricche di cani, gabbiani, biciclette e personaggi miti, che ci permettono ancora oggi di sognare. Forte di queste emozioni mi azzardo a dire che non mi dispiacerebbe immaginare questa bellissima Chiesa Francescana come una "novella" Santa Croce, perché le chiese non parlano, ma il loro aspetto, alle volte, "grida" come accade venendo da via San Francesco o camminando in quota sulle mura e ancora entrando nel luogo dove la Chiesa, seconda solo al Duomo, ti costringe a un sussulto. La sua architettura austera ancora oggi colpisce, e colpiscono in maniera decisa, le capriate impressionanti, le vetrate imponenti, il suo chiostro che merita più di una semplice visita fugace. Basta un sopralluogo e si rimane basiti, come tutto ciò sia per anni potuto rimanere velato come per il "ciociaro" nella poesia del "sommo" Carducci. Riaprire quello scrigno di tesori al più presto è un dovere delle istituzioni tanto quanto il dovere di custodirlo e conservarlo al meglio. San Francesco è una chiesa madre per tanti fedeli pisani, ma è anche un monumento dal valore inestimabile che non può e non deve essere dimenticato.

*Architetto e pronipote

di Giuseppe Viviani, Pisa