Pisa piange Bruno Bardi. Geniale re della goliardia

A poche settimane dal 101° compleanno il popolarissimo "Nocciolo" se ne è andato. La laurea in veterinaria, la passione per i cavalli e l’artista sagace .

di Lorenzo Gremigni

e Renzo Castelli

PISA

Bruno Bardi, l’incontrastato re della goliardia pisana, ci ha lasciato. A poche settimane dal 101° anno di vita il popolarissimo “Nocciolo” è passato ad altri palcoscenici. Speriamo sappiano apprezzarlo come noi lo abbiamo sempre apprezzato. Bruno Bardi è stato l’uomo che, con la sua musica e il suo sagace umorismo, ha saputo interpretare in ogni momento della sua lunga esistenza lo spirito dell’autentico pisano: dolce e un po’ amaro, pacifico e un po’ polemico, allegro e un po’ malinconico. Laureato in veterinaria, titolare di un importante ingrosso di prodotti farmaceutici per animali, Bruno Bardi aveva sempre coltivato la passione per i purosangue tanto da essere proprietario, ai “Cedri” di Peccioli, del vasto allevamento “I mandorli” dove per decenni aveva tenuto fattrici e puledri.

Era stato anche fra i fondatori del San Rossore Turf Club i cui soci ricordano le gite annuali ai ”Mandorli”, in visita all’allevamento con grande pranzo annesso, come uno dei momenti irrinunciabili dell’annata associativa. Ma con Bruno Bardi se ne va un grande “pezzo” di storia pisana soprattutto per la sua infaticabile vitalità artistica. Dal 1945 “Nocciolo” ha composto e diretto le musiche di scena delle operette studentesche presentate al Teatro Verdi e in tutta Italia. Erano i tempi gloriosi della Festissima delle Matricole, con Radio Palle di Ponte, il Numero unico, i lungarni gremiti di folla in delirio per i carri allegorici che rappresentavano le varie facoltà universitarie.

Pisa ferita dalla guerra voleva risorgere e la goliardia le dette una mano. In questo contesto Bruno Bardi seppe meritarsi il titolo onorifico di “er Puccini della Goliardia” attribuitogli dal compianto Guido Gelli: da “Nerone” a “Francesca da Rimini”, da “Otello” a “Pia de’ Tolomei”, la sua gagliarda bacchetta ha saputo interpretare quel particolare stato d’animo che si chiama “giovinezza” e che ha reso celebri molte delle sue più applaudite melodie. Lo ricordiamo in occasione dei festeggiamenti per i suoi cento anni, nel giugno dello scorso anno. Il tempo non aveva scalfito la sua personalità: impeccabile eleganza, innata signorilità e generosità, sorriso brillante e cordiale, battuta toscanaccia sempre pronta a fulminare l’incredulo interlocutore. Pare davvero impossibile dover dare l’addio a un personaggio così ricco di energia, capace di attraversare un secolo per commentare con aria sorniona: “Cosa saranno mai cent’anni...”.

La salma è esposta alla Pubblica Assistenza, in via Bargagna. Le esequie si terranno nella chiesa di San Sisto, domani alle 15. Alla dottoressa Rosa Candela, che ha amorevolmente accudito Bruno sino all’ultimo, e alla famiglia tutta giungano le commosse condoglianze della nostra redazione.