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L’ex ministro, cervello in fuga «Pronta a insegnare all’estero»

Da Pisa a Parigi: Maria Chiara Carrozza potrebbe seguire Letta

Maria Chiara Carrozza

Pisa, 13 settembre 2014 - Durante il suo incarico di governo disse che «se ci sono tanti cervelli in fuga, è perché in Italia gli studenti vengono preparati bene». Oggi potrebbe diventarne lei stessa un esempio in prima persona.  Maria Chiara Carrozza, ex ministro dell’istruzione nell’esecutivo Letta, starebbe valutando alcune proposte per tornare a insegnare ad altissimi livelli, dopo aver guidato per sei anni la Scuola Superiore Sant’Anna.  Ieri, all’emittente pisana PuntoRadio, ha annunciato di «prendere in considerazione l’ipotesi di spostarsi all’estero», seguendo così le orme dell’ex premier (anch’egli pisano), oggi professore all’Institut d’Études Politiques di Parigi, dunque lontano dalle vicissitudini politiche del nostro Paese. Carrozza è apparsa sicura su un punto: dopo sei mesi di Renzi, non ci sono stati - a suo avviso - quei cambiamenti che gli italiani si aspettavano. «Credo proprio che i sacrifici non siano ancora finiti - ha affermato - e l’importante è scegliere su chi far gravare maggiormente questi sacrifici. La politica si fa con le scelte. Quando ero ministro, a proposito dei tagli lineari su tutti i ministeri, avevo detto al commissario alla spending review Cottarelli che la scuola aveva già pagato abbastanza e, d’accordo con lui, avevamo pensato a un gruppo di ricerca per individuare gli sprechi. Mi auguro che quel gruppo abbia continuato il proprio lavoro, non lo so, fatto sta che adesso siamo allo stesso punto di sei mesi fa». L’ex ministro ha accennato agli organici nel mondo della scuola. «Le assunzioni prospettate oggi - ha detto Carrozza - sono quelle fisiologiche di ogni anno. Sono quelle previste dal piano triennale che ero riuscita a portare e far approvare in parlamento secondo un percorso lungo e difficile: senza quello il resto sono solo annunci». Poi, sulla stessa linea, non ha risparmiato critiche, togliendosi anche qualche sassolino dalla scarpa. Uno, in particolare, lo ha scagliato sulla ricerca, suo storico cavallo di battaglia. «In Italia - ha ripreso l’ex ministro - non ci sono piani di investimento sulla ricerca. Qualcosa dal mio ministero era pronto per uscire: c’era un bando e un piano preciso. Capisco che un nuovo governo voglia cambiarlo ma che poi lo faccia!». Critiche, ma anche lealtà alle istituzioni. «Non mi piace - ha continuato - chi butta tutto il fango su Renzi. E’ un atteggiamento che in politica paga ma che non mi è proprio. La colpa non è mai di uno solo».