Pisa Book Viva i traduttori

Premio alla carriera editrice indipendente a Daniela Di Sora. "Sono partita proprio da questa città"

Pisa Book Viva i traduttori

Pisa Book Viva i traduttori

Un concorso nel Festival. È la definizione del Pisa Book Translation Awards, il premio che celebra la letteratura in traduzione, all’interno del Pisa Book Festival. Alla sua terza edizione, nella giornata di venerdì è stato proclamato il vincitore di quest’anno e sono stati assegnati vari premi, tra cui quello alla Carriera editrice indipendente a Daniela Di Sora. "Sono felicissima", dice Daniela, fondatrice e direttrice della casa editrice indipendente Voland, "Pisa è stata un punto di partenza: è stata la prima città ad accogliermi dopo 10 anni all’estero. Quando ho aperto la casa editrice facevo la ricercatrice a Pisa all’istituto di Filologia Slava. Sono rimasta a Pisa per 17 anni".

Voland si occupa prevalentemente di autori slavi: quando e come è nata l’idea?

"Voland è nata nel 1994, l’anno prossimo spegneremo 30 candeline. Come formazione mi considero "slavista": ho studiato ceco e russo a Roma, laureandomi in lingue e letteratura russa, poi ho fatto il concorso come lettrice di letteratura italiana in Bulgaria, dove ho lavorato per 4 anni. Poi ho lavorato per 6 anni a Mosca. Così ho pensato: ’invece di tradurre per gli altri, perché non iniziare a tradurre per me?’. Prima di essere editrice sono una lettrice: preferisco leggere i libri in lingua originale, c’è una ricchezza straordinaria nelle letterature meno conosciute: questa è stata la mia sfida. Dal russo e lo slavo poi ho allargato il campo, agli autori francesi, spagnoli e pubblichiamo romanzi italiani. La mia regola è meno libri - pubblichiamo un massimo di 24 titoli all’anno - ma scelti con cura, insieme ai miei colleghi entusiasti quanto me. È bello fare l’editore".

Anche se a volte l’immagine del traduttore non viene troppo considerata dal grande pubblico.

"Siamo stati tra i primi a mettere il nome del traduttore in copertina, dal 2009. Conosco la fatica e lo scarso riconoscimento del traduttore, avendo fatto anche io questo lavoro. Ritengo che un buon traduttore faccia la fortuna di un libro, anche se non è sempre sufficiente certo".

Quest’edizione è dedicata alle donne: a capo di una casa editrice, come ha visto cambiare il mondo dell’editoria indipendente in termini di quote rosa?

"È un discorso complicato perché nella mia redazione ci sono solo redattrici. L’unico uomo presente è il grafico, che è anche il mio compagno. L’editoria è per definizione un mestiere di pazienza e cura, che sono caratteristiche anche molto femminili. Personalmente, non sono molto interessata al genere: punto sempre e solo alla qualità, al di là che il libro in questione sia scritto da un uomo o una donna. C’è da ammettere che le scrittrici si stanno facendo valere di più, ma ciò non sta ugualmente avvenendo nelle posizioni alte dell’editoria, e questo è un discordo più complesso".

Giulia De Ieso