
Un predestinato, il cui percorso nel calcio era scritto nelle stelle. Non esiste un concetto migliore, secondo Antonio De...
Un predestinato, il cui percorso nel calcio era scritto nelle stelle. Non esiste un concetto migliore, secondo Antonio De Vitis, per inquadrare la figura umana e sportiva di Filippo Inzaghi. Insieme, in momenti differenti delle rispettive carriere, nel 1995 contribuirono a portare il Piacenza dalla Serie B alla Serie A: per Totò – totem dei bomber di provincia a cavallo degli anni ’80 e ’90 e, soprattutto, padre di quell’Alessandro che dalle nostre parti è divenuto pilastro della rinascita sotto la gestione Corrado – fu la consacrazione con la casacca emiliana; per Pippo invece fu la prima promozione in carriera con la maglia della squadra della sua città natale.
"Lo conoscevo dai tempi in cui era una promessa della Primavera biancorossa – ricorda De Vitis -. In allenamento, nonostante avesse 17 anni, arrivava sempre prima dei difensori professionisti. L’intuizione e l’intelligenza tattica che aveva da calciatore le sta dimostrando anche adesso da allenatore". Ma secondo Totò sono anche altre le qualità innate in Pippo: "Fin dai primi passi nel mondo del calcio ha manifestato una passione unica, accompagnata da una fame di successi spropositata.
Sono delle doti "con le quali si nasce – secondo De Vitis -: o si hanno fin dall’inizio, oppure non si possono allenare. Ma si possono trasmettere con il cuore e con le parole: ecco perché credo che sia arrivato nel posto giusto al momento giusto. Pisa per Pippo rappresenta quell’opportunità che andava cercando da tempo: ha impiegato qualche chilometro di curve in più per raggiungere la vetta, ma adesso con lo Sporting Club può davvero sfondare anche in Serie A. In cadetteria ormai è un guru: merita di giocarsi le sue carte nella massima categoria in un ambiente di cui è divenuto parte fondamentale".
M.A.