Pedopornografia e svastiche disegnate: "Una ragazzata. Irrilevanza penale"

Erano stati indagati otto minorenni tutti pisani: "Non luogo a procedere"

Pedopornografia e  svastiche disegnate: "Una ragazzata. Irrilevanza penale"

Pedopornografia e svastiche disegnate: "Una ragazzata. Irrilevanza penale"

L’inchiesta aveva avuto un grande risalto. Pedopornografia e odio razziale, otto giovanissimi erano finiti sotto indagine. Per tutti, però, il caso si è chiuso tempo fa con un non luogo a procedere per irrilevanza penale del fatto.

Tra le accuse, diffusione di materiale pedopornografico, istigazione all’odio razziale per propaganda antisemita e detenzione illegale di strumenti atti all’offesa.

I ragazzi erano stati ascoltati difesi dai legali degli studi tra i più importanti della città: Alessandro Niccoli, Carlo Porcaro D’Ambrosio, Tiziana Mannocci e Andrea Di Giuliomaria.

Secondo quanto hanno ricostruito gli agenti della squadra mobile di Pisa, guidati allora dal vice questore aggiunto Fabrizio Valerio Nocita, i minori avrebbero condiviso file nella chat di classe, alcuni anche con bambini, addirittura neonati. La polizia aveva lanciato anche un appello in quell’occasione. Le famiglie erano molto scosse. "Perché è successo proprio a noi?", la domanda ricorrente. Nelle due chat al setaccio (quella di classe, dove non tutti gli studenti di un istituto superiore cittadino condividevano, però, e di quartiere) gli investigatori avrebbero trovato anche frasi che riguardavano l’olocausto (foto sfuocate di persone detenute nel campo di concentramento con la scritta "da ripetere non erano stati messi a fuoco") e figure di Hitler con le parole "Premio nobel per la brace". Sarebbe stato deriso anche papa Francesco.

L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Firenze (pubblico ministero Filippo Focardi), era scattata da un altro procedimento.

Tutto era partito da un cellulare di un 16enne pisano che all’epoca frequentava un istituto superiore del capoluogo, accusato a fine 2019 di violenza sessuale, un caso che era stato poi archiviato. Nello smartphone sequestrato - l’accusa - erano state trovate immagini di bambini costretti a subire atti sessuali. Tutti fotogrammi la cui origine straniera per gli investigatori sarebbe nel dark web, la parte più oscura della rete.

Le difese avevano predisposto perizie sul materiale, poi le testimonianze degli indagati stessi e la decisione di non procedere nei loro confronti.

Antonia Casini