ENRICO MATTIA DEL PUNTA
Cronaca

Passeggiata arrabbiata. Oltre mille in corteo sfilano per Giulia: "Bruciamo tutto"

Il movimento ’Non una di meno’ in piazza con fumogeni e striscioni. Appello alla città: "Chiediamo di stringervi e infuriarvi insieme a voi".

Passeggiata arrabbiata. Oltre mille in corteo sfilano per Giulia: "Bruciamo tutto"
Passeggiata arrabbiata. Oltre mille in corteo sfilano per Giulia: "Bruciamo tutto"

Oltre mille persone ieri pomeriggio hanno sfilato per le principali vie del centro di Pisa alla passeggiata di rabbia promossa dal movimento femminista "Non una di meno" per esprimere vicinanza alla famiglia di Giulia, la 105a vittima di femminicidio in Italia dall’inizio dell’anno. "Oggi siamo per queste strade - ha detto una delle promotrici del corteo - non perché siamo tristi, non perché vogliamo piangere. Questo corteo non è un funerale, né una commemorazione: siamo qui perché la nostra rabbia cresce ogni volta che la vita di una nostra sorella viene spezzata, ogni volta che proviamo paura o ci sentiamo impotenti. Facciamo un appello alla città: non chiediamo di accendere un cero né di piangere tutti insieme. Chiediamo di stringervi, di infuriarvi insieme a noi. Chiediamo di essere scintilla di quel fuoco che ci muove". "Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima" sono le parole dell’attivista peruviana Cristina Torre Càceres, citate da Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, e che hanno riecheggiano durante tutto il corteo. La passeggiata arrabbiata si è svolta in maniera improvvisata, tra le vie di borgo e i lungarni bloccando per qualche minuto il traffico, passando poi per piazza dei Cavalieri. Tanti le giovani e i giovani scesi in piazza per esprimere la rabbia e ricordare Giulia Cecchettin. Le femministe hanno scritto alcuni degli slogan sulle pareti e sulle strade della città. "Lo sapevamo tutti – dicono le attiviste -. Fin dal primo istante. Fingevamo con noi stesse di sperarci ancora, allontanando quella certezza già scritta sui nostri corpi, ma, nemmeno troppo in fondo, sapevamo già cos’era successo. Quando una donna scompare in circostanze sospette e nella storia compare un personaggio maschile, pensiamo che "lei" è morta e a ucciderla è stato "lui".

È tremendo che il pensiero della maggior parte delle persone, nell’immediato, immagini il peggio - che poi, purtroppo, accade. Come se l’ennesimo femminicidio fosse un naturale susseguirsi degli eventi. Siamo terribilmente arrabbiate, doloranti, ma soprattutto furiose, ma soprattutto siamo per queste strade perché insieme vogliamo nominare e distruggere le responsabilità di tutto questo. Vogliamo riconoscere i responsabili della morte di Giulia e di tutte le altre sorelle. Responsabili – dice una delle promotrici alla piazza -, sono la scuola e l’università che non hanno spazi di educazione alla sessualità, all’affettività e al consenso, ma anche i tribunali, che ci colpevolizzano, che non ci credono, che ci costringono a ripercorrere le nostre vite per proiettare sempre la colpa su di noi.". Il corteo si è poi concluso con un lungo presidio in largo Ciro Menotti.