Morto in caserma. Trovato agonizzante sulla branda. Tre parà nei guai

Tiziano Celoni aveva 27 anni. Omissione di soccorso per i soldati che lo trascinarono dall’automobile al letto e lo lasciarono solo. Ci sarà il processo

Tiziano Celoni con la divisa da paracadutista

Tiziano Celoni con la divisa da paracadutista

Pisa, 10 febbraio 2020 -  Fu trovato incosciente e agonizzante sulla branda a fine mattinata del 10 novembre 2017. Inutili tutti i tentativi di rianimarlo. Tiziano Celoni, originario di Viterbo, era un parà che si trovava al Capar di Pisa per un corso di addestramento. Aveva 27 anni, uno in più di Emanuele Scieri. Due decessi alla caserma Gamerra di Pisa, due misteri su cui ha indagato la Procura. Il caso di Tiziano approderà davanti alla giudice Mirani il 20 febbraio. Secondo l’accusa, tre ex suoi commilitoni non lo aiutarono quando lui stava male. A giudizio, con citazione diretta, per omissione di soccorso, ci sono: Fabio Tirrito (difeso dagli avvocati Francesca Baregi e Gabriella Cirillo), Augusto Simeoni e Alessio Fracassi (tutelati da Isabella Martini). La madre è seguita dal penalista Max Giordano Marescalchi e il padre da Muriel Petrucci. Entrambi sono "molto provati" per la scomparsa del loro figlio unico.  

Che cosa accadde nelle ore precedenti? Le prime risposte sui motivi della morte furono date dall’autopsia: secondo i risultati, il giovane aveva ingerito alcol e cocaina. Un mix che lo avrebbe reso privo di conoscenza. Per l’accusa, però, se fosse stato soccorso si sarebbe potuto salvare. Secondo quanto è stato ricostruito, anche attraverso video, il giovane avrebbe passato la notte in un’auto fuori dalla Gamerra con Tirrito che, a un certo punto - e saremmo così già arrivati al mattino - sarebbe andato a chiamare Fracassi e Simeoni che lo avrebbero poi portato dentro la caserma lasciandolo sulla branda.  

Sono le 8 circa e il 27enne è sempre vivo ma non si renderebbe conto di che cosa gli accade intorno. Che cosa succede poi? Secondo la Procura i tre se ne vanno. Passano diverse ore. Intorno alle 13.30 è Fracassi a trovare Celoni molto grave. A quel punto contatta Tirrito e il 118. Il medico dell’ambulanza fa il possibile, ma non c’è nulla da fare. Scattano le indagini. In caserma arrivano i carabinieri della Compagnia, guidati dall’allora maggiore Cristina Spina. Con loro il pubblico ministero, Sisto Restuccia, lo stesso che guida l’inchiesta bis sulla morte di Lele Scieri, quindi l’esame autoptico.  

Diverse le domande alle quali si cercherà di dare risposta anche durante il processo. Nessuno, per 5 ore, la mattina del 10 novembre, ha notato il giovane? O si è accorto della sua assenza altrove? Qualcuno doveva supervisionare? E se sì, chi? Da precisare, per la famiglia, una serie di elementi per i quali sono stati richiesti approfondimenti. Per stabilire se ci furono responsabilità e se l’inchiesta dovrebbe allargarsi. Il 20 febbraio si terrà la prima udienza, nella quale si costituiranno le parti civili e sarà fatta la calendarizzazione per le prossime tappe del procedimento durante le quali saranno sentiti i consulenti tecnici ed eventuali testimoni.

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