di Gabriele Masiero
PISA
"Penso che nel giro di pochi giorni, settimane al massimo, possa essere convocato un tavolo allargato con le associazioni di categoria e il Comune per valutare come intervenire per riaprire il Palazzo dei congressi, ben sapendo che si tratta però di una soluzione-ponte in attesa del nuovo polo della congressistica, indispensabile per la città e il sistema Pisa, ovvero per le tre università, il Cnr e tutte le istituzioni che accademiche e scientifiche che abbiamo".
Il rettore, Riccardo Zucchi, schiaccia il piede sull’acceleratore e prova a immaginare anche le tempistiche necessarie per trasformare il dibattito pubblico in azioni concrete.
Quanti soldi servono per riaprire il Palacongressi? E quali sono i tempi di intervento?
"Il Palazzo è inagibile sotto il profilo impiantistico e non solo e per metterlo a posto servono alcuni milioni di euro, che l’università da sola non può spendere. Bene venga dunque la disponibilità di Comune, Confcommercio e Unione industriale pisana a individuare forme di compartecipazione privata. Serviranno molti mesi prima di riaverlo in funzione e anche altre scelte che guardano al futuro".
Quali?
"Non solo individuare le risorse, chi le mette e anche chi dovrà gestire il Palazzo che oggi è di proprietà dell’ateneo, ma sono convinto che non possa essere l’università a gestirlo una volta riaperto".
Il presidente degli industriali Andrea Madonna ha posto anche il tema della ricettività. Così com’è la città non è pronta ad accogliere, in termini di standard di servizi, la grande congressistica. E’ d’accordo? "Credo che abbia ragione. Ho raccolto anche io questi timori tra chi organizza questi congressi con un alto numero di partecipanti. Servono camere d’albergo e servizi adeguati a questo tipo di utenza ed è necessario lavorare, contestualmente al processo di individuazione e realizzazione di un nuovo polo congressuale, anche in questa direzione".
Il Comune punta sull’area dell’ex Santa Chiara, lei è d’accordo?
"Mi pare un’idea interessante, sulla quale avviare davvero un confronto proficuo per il bene della città, sapendo però che serviranno anni prima di avere questa nuova infrastruttura". Sul tema, ad esempio, la Regione non ha ancora detto come la pensa.
"Per il bene di Pisa le istituzioni, indipendentemente dal colore politico di chi le guida, devono parlarsi e sviluppare un confronto costruttivo. Noi lo abbiamo fatto".
In che modo?
"Avviando un dialogo costante con l’amministrazione sul piano di sviluppo d’ateneo che non può prescindere da quello della città e del sistema Pisa. Rientra in questo ambito anche la realizzazione, ultimamente tanto discussa, del nuovo dipartimento di Biologia. Al consigliere comunale Ciccio Auletta, che ha inviato una lettera aperta a me e al Senato accademico, risponderemo. La scelta di San Cataldo affonda le radici in anni passati, fin dal 2017, e in una logica di aggregazione ragionata delle attività universitarie: quell’area ospita già Chimica, ospiterà la Sant’Anna e il decentramento è utile a liberare spazi nel centro storico della città medievale. Ma occorrono servizi, viabilità e trasporti adeguati. Lo stesso discorso vale per il nuovo dipartimento di Veterinaria a San Piero a Grado, che sarà un’eccellenza assoluta, unica in Toscana. Insieme al Comune e con Autolinee Toscane parleremo per potenziare le linee di trasporto pubblico oggi insoddisfacenti".
Una visione a lungo termine.
"Direi soprattutto a medio termine. Ecco perché ribadisco la necessità di un confronto costruttivo tra tutte le istituzioni pubbliche e anche con i soggetti privati. Parliamo del futuro di Pisa e dei pisani. Per questo confido che quando il nostro prorettore all’edilizia Leccese e l’assessore all’urbanistica Dringoli sapranno trovare le soluzioni migliori anche per regalare nuova vita al Palacongressi, raccogliendo le disponibilità arrivate dai privati. Ma non solo".
Che altro serve?
"Sono sicuro che il dialogo costruttivo permetterà di progettare una soluzione che consenta a quell’immobile di essere una risorsa importante anche quando ci sarà il nuovo centro congressi. Se investiamo milioni di euro è giusto immaginarne anche un piano di utilizzo futuro, ad esempio per i concorsi di ammissione o altri eventi".
Insomma, non c’è tempo da perdere.
"Torno al caso di Biologia. Lo realizzeremo grazie a un grosso finanziamento ministeriale, ma a patto che i lavori comincino davvero nel 2024. Il tempo è dunque una variabile decisiva. Lo stesso ragionamento si applica al futuro dell’area dell’ex Santa Chiara, sul quale l’università, che ha ceduto le sue proprietà all’Aoup e quindi alla Regione, non ha più gran voce in capitolo. Ma possiamo dare il nostro contributo come patrimonio di idee. Però il confronto è ineludibile".
Sembra un ultimatum.
"Non lo è. Preferisco guardare avanti piuttosto che indietro. Del nuovo ospedale, lo dissi ai vertici regionali, si iniziò a parlare nel 1976 e non è ancora finito. Ma ora ciò che mi interessa è completarlo e ridisegnare il futuro dell’ex Santa Chiara. E’ una sfida decisiva per la città e tutti devono contribuire a vincerla".