SAVERIO BARGAGNA
Cronaca

"Palazzi storici? Il paradosso dei vincoli"

Cavi e scatole elettriche anche sulle facciate medievali. L’architetto Fagioli: "Quando poi all’interno è impossibile piantare un chiodo"

di Saverio Bargagna

Gomitoli di cavi, scatole elettriche e fili della banda larga che si insinuano fra le pietre secolari e le facciate medievali dei palazzo del nostro centro storico: "Quando poi, un imprenditore che apre un’attività all’interno di uno di questi edifici vincolati, non può piantare neppure un chiodo al suo interno". L’architetto Anna Paola Fagioli del gruppo "Arnopolis" – costituenda associazione culturale e politica a Pisa – entra nel dibattito sollevato dall’ordine degli architetti: "La storia non può pagare il prezzo della digitalizzazione" ha tuonato il vicepresidente Marta Ciafaloni dalle nostre colonne.

Architetto Anna Paola Fagioli: come al solito l’Italia vive di strane contraddizioni.

"L’appunto sollevato dell’ordine degli Architetti è ineccepibile. Gli ultimi interventi effettuati da Open Fiber sono stati poco sensibili e poco attenti al rispetto del nostro patrimonio storico. Mi viene naturale porre un raffronto".

Prego.

"Per noi professionisti è difficilissimo districarsi fra burocrazie e direttive quando dobbiamo intervenire sui palazzi storici. Ad esempio, è davvero complesso aprire un Bed and Breakfast in centro perché le strutture sono vincolatissime. Poi però vediamo casetorri le cui pietre sono state forate per far passare cavi e scatole elettriche. All’interno degli stessi edifici però non è possibile poggiare neppure un chiodo. Senza considerare poi la complessa burocrazia".

Che rallenta i lavori?

"Il Ministero della cultura non può e non deve bendarsi gli occhi e vivere come un corpo estraneo nella nostra società non tenendo conto della lentezza con la quale gli uffici rilasciano pareri e nulla osta anche a piccoli imprenditori. Inoltre deve affrontare il tema dell’efficienza energetica degli edifici, tema fondamentale nella sua applicazione al recupero del matrimonio architettonico storico".

Che cosa chiedete?

"Premessa: la Sopritendenza locale non ha ristrettissimi margini di manovra. Dovrebbe intervenire direttamente il Ministero della cultura cercando di interpretare l’urbanistica in chiave contemporanea. Tuttavia...".

Che cosa?

"Sarebbe già sufficiente se la Soprintendenza locale predisponesse una sorta di vademecum con le ‘Buone pratiche’".

Anche perché ritardi e complicazioni burocratiche significa perdere soldi e tempo.

"Esatto. Il Ministero non può non ammettere, soprattutto in questo periodo storico, che le tempistiche non sono più sostenibili economicamente da parte di piccoli imprenditori che si trovano per mesi a pagare affitti di proprietà senza di fatto poterle utilizzare dal punto di vista imprenditoriale. Dobbiamo ribaltare il concetto...".

In che senso?

"Il valore artistico e storico di un bene non può diventare un ostacolo allo sviluppo. Deve piuttosto costituire un’opportunità. Dobbiamo prendere atto dell’emergenza di portare i Beni culturali al centro dello sviluppo economico con l’obiettivo di fare continuare a vivere nella contemporaneità e nel futuro questo immenso patrimonio di valore che abbiamo la fortuna di vivere".