antonia casini
Cronaca

Mamma, scrittrice e sposata con uno dei personaggi dei suoi libri

Francesca Padula è autrice di numerosi gialli pisani

La scrittrice Francesca Padula

Pisa, 10 maggio 2015 - Una biologa con la passione per i gialli e la scrittura. Francesca Padula, pisana doc, dal 2003 si è «avventurata nel mondo della parola scritta», come dice lei. Sposata a uno dei personaggi dei suoi libri... due figli, ama descrivere l’universo femminile «nelle sue mille sfaccetatture».

Francesca, come e perché ha iniziato a ‘far fruttare’ la penna?

«Ho sempre avuto il pallino: ho tenuto diari anche di viaggio, ricordo una trasferta a tappe in Puglia in cui ho scritto alcuni racconti».

Ma la sua vera passione sono i polizieschi.

«Li ho sempre guardati in tv. Da bambina le mie prime letture sono state le opere di Agatha Christie. Poi sono arrivati ‘Starsky & Hutch’ (i due poliziotti, il moro e il biondo, uniti da una grande amicizia, ndr)».

E gli esordi?

«L’anno in cui ho finito la specializzazione - era il 2002 - cominciai a buttare giù il primo vero libro umoristico, ‘Quanto pesa’».

Poi?

«Sono arrivati gli articoli di commento su alcuni siti tra cui quello di Mani di strega e Dols, finestra web milanese su e di donne».

Il primo romanzo dove si parla indagini?

«Mi sono sempre interessata di scienze forensi. Guardavo ‘Don Matteo’ in tv. E ho preso spunto per un personaggio, un carabiniere ufficiale donna. In dieci giorni avevo già l’ossatura del libro che è poi diventato ‘Alessandra Capitano del Ris’ (Manidistrega editrice) che ha vinto la XII edizione del premio Firenze Capitale d’Europa».

Nel 2009, per Del Bucchia, la raccolta ‘Tre casi per il maresciallo Nardella e altre storie gialle e noir’. Suo marito, Mario Nardella, è il comandante della stazione di San Piero: quanto c’è di lui nel protagonista?

«L’amicizia che ha con i colleghi, alcuni aspetti del suo carattere (altri a esempio sono miei), la dedizione che ha per la divisa».

E del suo lavoro?

«Mario mi racconta spesso del rapporto che i carabinieri hanno con la popolazione. I casi, dunque, sono inventati, ma questo legame, l’affetto che si crea no, è tutto vero».

A breve, questi racconti si arricchiranno.

«Sì, il 29 maggio, a Cascina, presenterò ‘Un maresciallo e la sua stazione’ (titolo provvisorio, Carmignani editrice), una raccolta formata da cinque opere di cui tre già presenti in quella precedente, un quarto - Giallo pisano 3 - pubblicato per Felici e un inedito conclusivo».

Molte di queste storie parlano di Pisa, che cosa le hanno regalato?

«Il nostro territorio è l’altro protagonista di questo nuovo libro: emerge dalla descrizione dei paesaggi e dall’uso del linguaggio popolare di alcuni personaggi. I luoghi narrati, in periferia, sono sconosciuti a molti, ma di grande importanza storica, come la villa Medicea di Coltano, la Stazione radiotelegrafica di Marconi».

Per scrivere ha dovuto fare numerose ricerche.

«Il testo, in effetti, rappresenta un’importante memoria storica e civile dell’Arma, perché fisicamente la stazione dei carabinieri di Riglione non esiste più (essendo stata distaccata dal primo novembre 2008 presso quella di Navacchio e poi soppressa definitivamente nel 2013): finché è esistita ha rappresentato un importante punto di riferimento per la popolazione».

Così Mario è approdato a San Piero.

«Di questa parte della sua vita parla lo scrittore Sergio Costanzo. Io mi sono fermata a Riglione».

I prossimi lavori?

«Tre racconti in altrettante antologie, due sono legate a scopi benefici».

A chi si affaccia ora alla scrittura che cosa suggerisce?

«Per me è un modo di esprimere emozioni. Un’esigenza. Il mondo editoriale non è semplice serve un pizzico di fortuna e, magari, suggerimento di altri, un agente».