"Non boicottiamo nessuno e a nessuno chiediamo di farlo. Riflessione sul rischio ’dual use’"

Il direttore della Scuola Normale Luigi Ambrosio rompe il silenzio: "Abbiamo chiesto al Ministero di riconsiderare tutti i bandi con tutti gli stati esteri. Ispirati dall’art 11 della Costituzione".

di Gabriele Masiero

PISA

Due giorni di silenzio e di riflessione prima di prendere carta e penna e spiegare il senso della mozione del Senato accademico del 26 marzo scorso che prende le distanze dal bando Italia-Israele del ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale, con una scelta che ha innescato un vespaio di polemiche e perfino lo "sconcerto e la contrarietà" degli Amici della Normale, un think thank composto da ecomomisti, giuristici e accademici di primissimo piano. Il direttore della Normale, Luigi Ambrosio, però, non ci sta a far passare la prestigiosa Scuola pisana come un luogo dove le diverse fazioni politiche sono pronte a suonarsele di santa ragione a colpi di mozioni e dichiarazioni.

"Non boicottiamo, e non chiediamo a nessuno di boicottare - spiega Ambrosio nel suo intervento - e in questo momento storico riteniamo doveroso e urgente promuovere una riflessione non solo interna, ispirata dall’Articolo 11 della nostra Costituzione, in merito al rischio di cosiddetto ‘dual use’ – civile ma potenzialmente anche militare – di alcune ricerche scientifiche e tecnologiche". È questo il nocciolo della questione, perché osserva il direttore della Normale, "è in quest’ottica che abbiamo chiesto al ministero degli Esteri di riconsiderare attentamente i bandi di cooperazione con tutti gli stati esteri". Si tratta di una tipologia di bandi che, secondo Ambrosio, "coprono non solo l’area strettamente scientifica, ma anche quella industriale e tecnologica, a partire da quello emesso nei mesi scorsi nell’ambito degli accordi Italia-Israele, al fine di offrire garanzie in tal senso alla comunità degli studiosi, oggi e in futuro". Infine, la precisazione per provare a smorzare definitivamente le polemiche di questi giorni: "La Normale è e resta aperta alla collaborazione con studiosi e atenei di tutto il mondo. Nella mozione facciamo riferimento a diverse iniziative di studio e confronto, tra le quali il recente stanziamento per assegni di ricerca su tematiche relative allo studio del contesto e del conflitto di Israele e Palestina, per i quali auspichiamo in particolare candidature di studiosi sia israeliani sia palestinesi".

Intanto da sinistra è la lista civica Una città in Comune a schierarsi a favore della mozione del Senato accademico: "La Normale sottolinea la necessità di ispirare le attività di ricerca e insegnamento che rispettino l’articolo 11 della Costituzione, impegnandosi alla massima cautela negli accordi istituzionali che potrebbero sviluppare ‘tecnologie utilizzabili per scopi militari’". Una posizione, secondo Una città in comune, "di grande responsabilità, rivolta sia al Governo che all’accademia italiana, di interrogarsi sugli esiti e gli utilizzi della propria ricerca, evitando di contribuire con il proprio sapere a fornire gli strumenti per azioni di guerra quali il massacro di civili palestinesi inermi perpetrato dal governo israeliano: preoccupa particolarmente, invece, l’intervento dell’Associazione Amici della Normale per il tentativo di delegittimare a mezzo stampa le libere decisioni dell’università da parte di un’associazione esterna ma tutt’altro che disinteressata, visto che ne fanno parte molti personaggi di peso del mondo industriale".