
Piero Cei per la festa dei suoi 80 anni
Pisa, 11 dicembre 2021 - Alcuni mesi dopo la chiusura del suo locale è scomparso Piero Cei, storico proprietario del ristorante "da Bruno". Aveva 83 anni. A molti quell’improvvisa chiusura parve un presagio. E così è stato. ‘Bruno’, a Porta a Lucca era definito "il ‘Victoria’ dei ristoranti pisani per quanto il suo nome era entrato nella tradizione più vera della città.
La trattoria a tre passi dalle mura di Porta a Lucca era nata all’inizio del secolo come un’anonima fiaschetteria. Quando nel 1919 Bruno Landini, che abitava in una casetta davanti alla Diacciaia e faceva lo staderaio, ne era diventato proprietario aveva raccolto una clientela che, non ancora cittadina – Porta a Lucca stava appena nascendo –, era fatta soprattutto di carrettieri che ben presto si erano passati la parola: quindi, zuppa di magro con olio di frantoio e cipolla, acciughe marinate, mallegato, castagnaccio. Ma il locale faceva affari d’oro soprattutto nella bella stagione dopo che Bruno ebbe la geniale idea di trasferire il suo armamentario di ghiottonerie pisane al vicino sferisterio, al di là della strada. Era il luogo dove i pisani si recavano in estate per guardare il gioco del bracciale o del tamburello, per scommettere sulle partite (spesso truccate), soprattutto per mangiare quelle squisitezze allo stormire dei grandi platani che incombevano sulle tribunette in legno.
Piero Cei - che molti, però, equivocando, chiamavano ‘Bruno’ - rilevò il locale nel 1968 e lo lanciò con lo spirito del ristoratore di grande mestiere. Non era uno chef ma un manager dell’accoglienza tanto da fare, negli anni, della sua trattoria un autentico cenacolo della tradizione culinaria pisana. In cucina le cose buone la faceva la moglie Graziella (poi affiancata anche dalla figlia Roberta e dal genero Giovanni) mentre lui, Piero, accoglieva all’ingresso gli avventori.
In mezzo secolo di gestione, Piero Cei aveva allargato il locale fino a portare il ‘buchetto’ di Bruno Landini a 150 posti con una sala anche al piano superiore, trasformando il ristorante in un ‘tempio’ gastronomico frequentato da magistrati e medici di gran nome, da alti burocrati e militari con tante stellette, da imprenditori di successo e da professionisti à la page, da personaggi del jet set e dello spettacolo di passaggio per Pisa. E per ogni ospite che varcava la porta del ristorante Piero aveva pronta la Polaroid per lo scatto di rito, spesso sottoscritto da una breve dedica, testimonianze che poi appendeva alle paretti. E la privacy? Non ci risulta siano mai state mosse obiezioni. E ci fu anche un tempo magico nel quale una serata da "Bruno" poteva diventare un’occasione indimenticabile grazie al buon cibo e alla musica, dal vivo, di Amarino Camiscioli. Tra le tante attestazioni di cordoglio c’è quella dei ristoratori pisani, che lo ricordano come "ambasciatore e promulgatore della vera e tipica cucina locale".
La redazione de La Nazione è vicina alla moglie Graziella, alla figlia Roberta e all’intera famiglia. I funerali si svolgeranno oggi alle 15 nella chiesa di Santo Stefano.