Morte in caserma: la verità sul militare Scieri in un esame in 3D

Pisa: consulenza ipertecnologica per il caso del parà. La tragedia risale al '99

Emanuele Scieri

Emanuele Scieri

Pisa, 20 giugno 2019 - Una super tecnologia per arrivare a una ricostruzione dettagliata, anche in 3 D. La Procura di Pisa chiede una nuova consulenza sui resti di Emanuele Scieri.

E affiderà questo incarico, da quanto si apprende, a uno dei massimi esperti in questo campo. Si tratterebbe di accertamenti tecnici medico legali accessori e comunque connessi all’esame autoptico già effettuato.

Quello del 26enne parà della Folgore, trovato morto alla Gamerra di Pisa il 16 agosto 1999, è un corpo in parte mummificato e che, secondo gli esperti, quindi potrebbe ‘raccontare’ quello che accadde quella notte tre giorni prima del ritrovamento, quando Lele non si presentò al contrappello: dopo i nuovi accertamenti a Milano eseguiti dalla nota anatomopatologa Cristina Cattaneo, appunto, tra i prelievi ossei e di tessuti, rilievi fotografici e analisi dei resti, tac e radiografie, la scelta della Procura pisana – coordina le indagini il pm Sisto Restuccia – è di percorrere tutte le strade tecnologiche messe a disposizione della scienza forense alla ricerca di elementi in grado di supportare il quadro accusatorio nei confronti dei tre indagati: dopo averlo fatto spogliare e picchiato, avrebbero obbligato Scieri a salire sulla torre e poi avrebbero fatto pressione con gli scarponi sulle nocche delle dita.

Di qui la caduta a terra della recluta e l’allontanamento dei caporali. Secondo l’accusa, la morte di Lele avvenne per omicidio e avvenne in un contesto di nonnismo in caserma.

La volontarietà starebbe nei mancati soccorsi al giovane siracusano. La nuova autopsia, disposta all’inizio di maggio, è stata voluta per accertare infatti – e anche questo ulteriore approfondimento andrebbe in quella direzione – l’eventuale presenza di lesioni incompatibili con la caduta di Lele dalla torre di asciugatura dei paracadute della Gamerra.

Il quadro lesivo è dovuto solo al ‘volo’? E il decesso è stato istantaneo o il 26enne, invece, è rimasto in vita e per quanto tempo? Il giovane si sarebbe potuto, insomma, salvare se fosse stato soccorso subito? Per la Procura di Pisa sì. Da qui l’accusa di omicidio volontario verso tre all’epoca commilitoni del giovane: Alessandro Panella, 40enne di Cerveteri, tutelato dai penalisti Marco Meoli e Tiziana Mannocci, Luigi Zabara, 41 anni, i legali sono Mariateresa Schettini e Andrea Di Giuliomaria e Andrea Antico, di Rimini, anche lui coetaneo, avvocato Massimo Cerbari. Scieri arrivò a Pisa il 13 agosto.

Quel giorno, sistemati i bagagli, uscì insieme ad altri per una passeggiata e rientrò in caserma alle 22.15, ma al contrappello delle 23.45 non rispose. A quell’ora, per gli inquirenti, tutto era già accaduto. Il suo corpo sarebbe rimasto ai piedi della scala della famosa torre per tre giorni. Solo il 16 agosto venne ritrovato, occultato sotto a un tavolo e già in decomposizione con le scarpe slacciate, di cui una sola indossata, con il bordo della maglietta bianca arrotolato fino alla base del torace.

I RISULTATI di questo passaggio medico-legale sono molto attesi anche dalla famiglia: «Sarà determinante», aveva detto il fratello di Lele, Francesco. «Speriamo che i mezzi moderni della scienza consentano di vedere quello che, magari, non era possibile nel 1999: come lesioni sul corpo incompatibili con la caduta e che potrebbero dirci che è stato pestato, prima o dopo quel volo».

Antonia Casini

Carlo Baroni