
di Michele Bufalino
Testa e gambe per raggiungere e superare i traguardi dello sport e della vita. Daniele Meucci, maratoneta pisano campione europeo, ingegnere e dottore di ricerca era ospite ieri alla Scuola Superiore Sant’Anna all’interno di uno degli ultimi appuntamenti del progetto Memo 2023, il programma di orientamento che si propone di sostenere studentesse e stuidenti di merito provenienti da contesti socio-economici fragili, per favorire una scelta universitaria più consapevole. Meucci ha parlato della sua carriera universitaria cercando di essere di sprone agli studenti, non lesinando anche alcuni momenti più leggeri: "Mi sono laureato in Ingegneria nel 2011 e poi ho continuato con il dottorato - dichiara Meucci -. Ho sempre odiato studiare Italiano. Mi sentivo più preparato sulla logica, la matematica e... sui ponti". Agli albori della propria carriera il maratoneta pisano veniva soprannominato il "ribelle" e ieri è stata l’occasione di spiegare il perché alla folta platea di oltre 100 studenti che hanno popolato l’aula magna della Sant’Anna: "Mi chiamavano ribelle perché agli europei di Debrecen del 2007 volevo fare i 5000 e i 10 mila metri, ma fui costretto a correre solo quest’ultima misura - racconta Meucci -. Mandai a quel paese (con il gesto dell’ombrello) al traguardo l’allenatore. Non sono mai stato ben visto dalla federazione che proteggeva spesso e volentieri chi si allenava con gli allenatori federali". Meucci sprona così gli studenti a credere sempre nei propri sogni e anche ad essere ribelli: "La vita ci mette di fronte a sfide inaspettate - prosegue Meucci -. Io ho iniziato la carriera correndo massimo i 20 km, ma decisi di passare alla maratona perché tutte le persone con cui parlavo, amatori e tifosi, mi dicevano che non sarei mai stato un vero atleta se non mi fossi confrontato con questa disciplina".
Così fu e Meucci vinse l’oro agli Europei di Zurigo nel 20014. La rettrice Sabina Nuti ha commentato questo momento di aggregazione, orientamento e meraviglia per gli oltre 360 ragazzi provenienti da tutta Italia all’interno del progetto Memo: "Per noi è un’iniziativa strategica che fa parte dei nostri obiettivi - dichiara -. Intercettiamo ragazzi di merito figli di genitori non laureati in giro per l’Italia e che vengono alla scuola all’interno di un percorso di scambio gestito in particolar modo dai nostri allievi per avvicinarsi alla scelta universitaria". Un momento di confronto partecipato per vedere il futuro con consapevolezza: "Questi ragazzi hanno modo così di vivere a contatto con i nostri allievi per capire che grazie all’impegno e al lavoro, con il loro talento e la loro creatività possono sbocciare - conclude Sabina Nuti -. Come scuola vogliamo il più possibile rimuovere le barriere per non perdere asset principali del nostro Paese".