
"Fenilchetonuria non riconosciuta": il bambino ha invalidità all’80%. Lo screening neonatale non aveva evidenziato la malattia. La famiglia farà un controricorso alla Corte di Cassazione.
di Antonia Casini
Ora il bambino è un adolescente con una disabilità dell’80%. Le sentenze di Corte d’appello (sezione civile) sono due. Nella prima sono state stabilite la "responsabilità sanitaria", nella seconda, è stato liquidato il danno, quasi 4 milioni di euro (3 e 700mila). Al centro del caso pisano, che ora arriverà in Cassazione perché l’Aoup ha impugnato il verdetto del maxi risarcimento, c’è una "diagnosi neonatale sbagliata". La storia risale a oltre 15 anni fa. Il bambino, come da routine, fu sottoposto a una serie di screening tra cui quello per una malattia, la fenilchetonuria. Malattia che, se presa in tempo, può essere arginata cambiando la dieta alimentare. Chi ne è colpito non riesce a elaborare le proteine che provocano così danni al cervello. I primi sintomi, per il bambino, arrivarono a circa un anno di vita. Secondo quanto ricostruito, l’esito del test fu una sorta di "falso negativo", solo che, hanno dimostrato i consulenti della famiglia, non esistono veri falsi negativi per questa patologia. Che cosa accadde, quindi all’epoca? L’Azienda ha sempre sostenuto che il proprio personale non sbagliò.
In primo grado, nel 2022, il Tribunale di Pisa aveva respinto le richieste dei genitori. Sia il personale Aoup (che aveva raccolto il campione) che quello dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze (che aveva svolto le analisi) non fu ritenuto responsabile. Nel 2023, però, la vicenda arrivò a Firenze e la Corte di Appello stabilì diversamente riconoscendo la responsabilità dell’Azienda ospedaliero universitaria pisana e scagionando il Meyer. A quel punto, i giudici disposero anche delle consulenze per decidere la cifra dell’indennizzo.
L’accusa. Per la famiglia, che presenterà un controricorso in ambito civile con gli avvocati Nicola Favati e Simona Baldi del foro di Pisa, l’esame diagnostico sarebbe stato eseguito non correttamente. L’Aoup ha sempre negato ogni colpa medica. Nella setenza di secondo grado, i giudidci hanno spiegato che gli attori hanno dimostrato "la sussistenza di un nesso causale tra la prestazione diagnostica dell’azienda e lo svilupparsi delle gravi menomazioni". Adesso, saranno i giudici della Suprema Corte a concludere questa vicenda molto dolorosa per la famiglia. Un procedimento che ha posto l’attenzione sull’importanza degli screening neonatali. Che cosa non funzionò? E che cosa è possibile fare per evitare il più possibile errori?, le domande oltre la sentenza dei giudici della corte Suprema.