GABRIELE MASIERO
Cronaca

“Malato di tumore al cervello lasciato in barella per 24 ore”

La denuncia dell’ex moglie Anna Ulivelli: "Ogni volta che si sente male deve fare l’attesa al pronto soccorso. Vergogna, ho scritto anche a Giani"

Un ospedale (foto repertorio Ansa)

Pisa, 18 febbraio 2024 – Antonio D’Amelio prova a essere più forte di tutto. Della malattia terribile che sta combattendo da oltre un anno, un glioblastoma, tumore cerebrale maligno e aggressivo, e di un sistema sanitario che a volte appare "cieco" e "sordo" di fronte alle istanze basilari per assicurare la dignità del paziente. E la storia di questo uomo coraggioso che prova a battersi contro tutto e tutti ce la racconta Anna Ulivelli, la sua ex moglie, che ha deciso di restare accanto all’ex compagno fino alla fine. Lui non ha altri parenti a Pisa, a parte i figli della coppia (una ragazza di 22 anni e un adolescente di 14), e lei lo accudisce e lo accompagna in questo viaggio controcorrente. "Dopo l’intervento chirurgico dell’anno scorso - racconta la donna - e tutti i trattamenti di terapia oncologica post chirurgica il mio ex marito ha ricominciato a stare male. Eravamo preparati alla malattia: ha iniziato ad accusare sempre più spesso nausee e vomito, con frequenti ricoveri ospedalieri. E proprio in uno di questi, il 14 febbraio, è rimasto per 24 ore su una barella del pronto soccorso, in un’area affollata da almeno 50 persone e sprovvisto di mascherina. Una condizione che per lui può essere letale in caso di benché minima infezione".

La donna, indignata, ha scritto via social al presidente della Regione Toscana, denunciando "una situazione, per l’oncologia di Pisa del tutto inaccettabile, altro che elogi al sistema toscano" e il governatore, lo dimostrano gli screenshot della chat tra i due, le ha promesso di chiamare la direzione aziendale. "Il mio ex marito, che ha 56 anni e gli restano ancora pochi mesi di vita - aggiunge Anna Ulivelli - il giorno seguente è stato medicato, per il problema causatogli dal catetere uretrale e dimesso: si trova all’ospedale di Navacchio dove resterà un paio di giorni prima di essere riportato a casa dove avrà bisogno dell’assistenza domiciliare. Ma il problema può ripetersi con qualunque altro paziente oncologico perché da questa esperienza ho imparato che le persone nelle sue condizioni per accedere ai reparti specialistici devono necessariamente accedervi attraverso il Pronto soccorso: nessuno nel caso del mio ex marito si è preso la briga neppure di leggere la cartella clinica e per ore è stato abbandonato a se stesso, anche perché i sanitari devono far fronte a un’utenza sempre maggiore". "E’ il protocollo sanitario che va rivisto - conclude Anna Ulivelli - così il sistema è da terzo mondo, dove i codici di ingresso valgono più della storia clinica. A noi questa volta è andata bene, ma se domani dovesse ricapitare la situazione temo che potrebbe essere la stessa. E’ una vergogna".