"Se le accuse venissero confermate, saremmo di fronte al trionfo della logica del profitto sugli interessi della collettività". Parola di Alberto Vannucci, direttore del master Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione dell’Università di Pisa che parla del processo Keu, ancora in fase di udienza preliminare: "In Toscana pur non essendoci insediamenti organizzativi autoctoni, ci sono organizzazioni criminali che vengono qui per fare affari e mettono al servizio di imprenditori e politici competenze specifiche che permettono di incrementare i profitti: gli artefici del circuito di illegalità emerso con l’inchiesta non sarebbero tanto i soggetti mafiosi quanto i ’colletti bianchi’, i rappresentanti delle élite economico-professionali".
Un bel problema.
"Stando alle accuse, gli imprenditori avrebbero agito non attraverso forme di corruzione diretta, ma attraverso una capacità di condizionamento delle scelte politiche istituzionali passando per gli amministratori locali. Si aprirebbe uno scenario preoccupante caratterizzato da un nuovo modello di corruzione che passa attraverso procedure formalmente regolari, quindi più difficile da intercettare".
L’inchiesta ha dimostrato anche gravi conseguenze ambientali.
"La questione ambientale è prioritaria. Sono state sversate nel territorio sostanze altamente tossiche che nel tempo produrranno danni all’ambiente e alla salute dei cittadini".
Quali misure potrebbero essere messe in atto per evitare episodi del genere?
"Bisognerebbe introdurre nelle amministrazioni pubbliche competenze di vario tipo: economiche, statistiche, informatiche per cogliere i segnali di anomalia nella gestione di alcune gare d’appalto o nello smaltimento di rifiuti tossici. Ma serve anche un monitoraggio dal basso e attenzione da parte dei cittadini".
Le inflitrazioni mafiose arrivano anche in Toscana e altrove. Non sono più soltanto un affare del sud.
"L’auspicio è che l’inchiesta Keu risvegli l’attenzione mediatica su questi aspetti e favorisca una presa di coscienza diffusa tra i cittadini. Nessun territorio è immune da questi pericoli".
Il rischio dunque è l’abbraccio tra politica e affari?
"La commistione tra influenza politica e lobbying attraverso procedure formalmente regolari è un campo difficile: verrebbe da definirlo quasi una corruzione a norma di legge, dove le regole vengono piegate agli interessi di alcuni e non di tutti".