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L’intervista Il barbiere artista

Sergio Pampana inaugura la mostra fotografica dentro le notti di Cuba: "Ho rivisto la mia infanzia"

L’intervista Il barbiere artista

È stata inaugurata la mostra fotografica "Dentro la notte di Cuba" di Sergio Pampana, per 61 anni storico barbiere pisano e da sempre appassionato di fotografia. L’esposizione, che si tiene allo Studio Gennai, racconta l’esperienza che Pampana ha fotografato a L’Avana quando l’unica luce è quella dei lampioni e tutti i colori tanto amati diventano grigio.

Da dove nasce la passione per la fotografia?

"Mi è sempre piaciuto fin da giovane fare foto. Il titolare del posto dove lavoravo era appassionato di foto e insieme abbiamo coltivato questo interesse. Poi ho messo piede in un circolo fotografico e la fotografia è diventata un divertimento e una passione".

Cos’è la fotografia per te?

"È ciò che mi ha portato a conoscere tante cose che non avrei mai conosciuto. Io ho la passione nel vedere e viaggiare e la fotografia mi ha posto a contatto con la realtà dei luoghi che visitavo. Ho conosciuto l’India, Maramures e tanti posti nel mondo ma anche nella nostra provincia dove non sarei mai andato se non per fare foto. A Morrona un uomo che mi ha visto fotografare una maniglia mi ha portato dentro casa sua e una stanza era il vecchio teatro di Morrona. A Calcutta prendevo i tram vecchi, aperti dietro dai quali vedi la vita che scorre. La fotografia mi porta a vedere queste cose: se non fosse stato per questa passione non avrei mai visto Cuba di notte".

Perché una mostra su Cuba di notte?

"Il turista visita Cuba, città famosa per i colori, di giorno, però la sera ha il fascino del movimento, delle luci e delle situazioni. Tutti aspetti legati alla fotografia. Con questa curiosità ho visto le notti a L’Avana e ho ritrovato degli aspetti della mia infanzia in un paese a migliaia di chilometri di distanza".

Cosa hai rivisto della tua infanzia nella Cuba notturna?

"Una volta l’Italia era così. Io ho vissuto l’infanzia a Riglione e quelle serate di 65-70 anni fa le ho riviste nella Cuba di oggi. Un tempo i social erano in strada, c’era un contatto personale: le donne chiacchieravano tra loro, gli uomini si radunavano ai tavolini per giocare a scacchi e carte, i bambini giocavano a pallone in strada. La sera di Cuba è ancora così, io ho visto la musica, il ballo, la vita. Nei loro problemi, i cubani sviluppano sensazioni che noi abbiamo perso, basta che due persone battano le mani e la gente si mette a ballare in strada. In quegli istanti che ho fotografato c’è la spensieratezza e non sembra esistere l’età: vedi i giovani ballare scatenati insieme ai vecchi. Sicuramente hanno i loro problemi, peraltro vivono sotto embargo da 60 anni, ma mostrano una giovialità nella vita che noi non abbiamo più. È un mondo incredibile".

Mario Ferrari