L’inferno in casa: "Alzava le mani e mi costringeva ad avere rapporti"

Il racconto della donna alla polizia fece scattare l’arresto dell’uomo. Ora il processo per violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia. La vittima disse di avere abortito dopo un pugno di lui in pancia.

L’inferno in casa: "Alzava le mani e mi costringeva ad avere rapporti"

L’inferno in casa: "Alzava le mani e mi costringeva ad avere rapporti"

La denuncia della moglie, nel 2022, lo fece arrestare. Una misura cautelare che ora è sostituita dall’obbligo di dimora. Intanto l’uomo, 50enne (evitiamo ogni riferimento a tutela della vittima e dei figli minori), deve difendersi a processo dall’accusa di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia. Un processo che è alle battute finali e che, il prossimo aprile, arriverà al capolinea del primo grado di giudizio. La vicenda è avvenuta nel Pisano. La coppia, lei casalinga, ha dei figli e sta insieme da tanti anni. Poi ad un certo punto la donna trova occupazione e inizia a lavorare. Siamo all’incirca nel 2021 quando anche lei – da quanto è emerso – inizia a contribuire al mantenimento della casa e della famiglia. E di lì a pochi mesi la donna trova il coraggio di raccontare quello che accade nelle mura domestiche e punta il dito sull’uomo: decide di andare dalla polizia e racconta che lui alza le mani, la costringe a rapporti sessuali contro la sua volontà.

E averebbe raccontato anche un episodio, inquietante: risale ad alcuni anni prima quando il marito, in uno dei giorni di botte, le avrebbe sferrato un pugno nella pancia quando lei era in gravidanza. Di lì a poco la donna avrebbe raccontato di aver abortito. Un racconto, messo nero su bianco, che fece scattare immediati accertamenti e la conseguente convocazione dell’uomo: quel giorno venne arrestato. Sulla vicenda scattarono gli approfondimenti di rito per circostanziare e trovare riscontri alle accuse. Da qui siamo arrivati ad capo d’imputazione per andare a processo, davanti il collegio del tribunale di Pisa. Un processo, appunto, alle battute finali e che ha già provveduto a sentire testimoni. Fra questi, una vicina sentita in aula che avrebbe raccontato come, in una circostanza, avrebbe visto e sentito il marito violento tirarle un manico di scopa. E’ stato sentito anche il figlio più grande che avrebbe confermato alcuni atteggiamenti del padre indirizzati verso la madre.

Dagli accertamenti fatti è emerso che nel 2016 – periodo in cui la donna avrebbe collocato l’episodio del pugno in pancia – effettivamente ci fu l’aborto. Episodio che per la difesa dell’imputato – assistito dall’avvocato Sara Baldini pronta ad offrire ai giudici un’altra lettura della vicenda – si apprende, anche alla luce delle testimonianze, non avrebbe trovato riscontri riferibili al pugno di cui sostiene di essere stata destinataria la vittima. Episodio che, nel capo d’imputazione, è integrato nella contestazione del reato di maltrattamenti in famiglia. Quando la donna denunciò il marito e raccontò delle botte e della costrizione ai rapporti sessuali, venne portata in una struttura protetta insieme ai figli che erano minorenni all’epoca del fatto. Mentre, appunto, lui finì in manette. La vittima è costituita parte civile nel processo.

Carlo Baroni