
L’incontro «La medicina dello sport dopo il trapianto» promosso dall’associazione Vite all’auditorium della Cassa edile di Pisa
La sedentarietà è un importante fattore di rischio di mortalità per patologie croniche cardiovascolari, neoplastiche, metaboliche, polmonari, neurologiche, oltre ad avere un impatto negativo sullo stato psicologico degli individui. Il dato è emerso durante l’incontro "La medicina dello sport dopo il trapianto" promosso dall’associazione Vite (Volontariato Italiano Trapiantati Epatici, fegato rene e pancreas) nei giorni scorsi all’auditorium della Cassa edile di Pisa per sottolineare l’importanza dell’attività motoria nei pazienti trapiantati, al quale hanno partecipato la presidente dell’associazione Gloria Chiarini con i consiglieri Stefania Tamberi e Massimo Fabbrini, insieme a un team multidisciplinare di medici ospedalieri e universitari dell’Aoup, del presidente della commissione Albo Medici Chirurghi, Luca Puccetti, fisioterapisti e laureati in Scienze Motorie. Tra gli ospiti anche il sindaco Michele Conti e l’assessora regionale Alessandra Nardini.
"La malattia epatica cronica così come la terapia immunosoppressiva post-trapianto di fegato - hanno spiegato i medici - comportano un aumento del rischio cardiovascolare, della comparsa di malattie su base metabolica e di alterazioni dell’apparato muscolo-scheletrico. In questo contesto l’attività fisica (di varia tipologia), associata a un corretto stato nutrizionale, riduce gli effetti avversi della terapia con immunosoppressori, migliora la funzionalità e il trofismo muscolare, contribuendo a contrastare proprio le comorbilità". Altrettanto efficace, hanno aggiunto i professionisti, "è creare un percorso seguito da un team multidisciplinare per migliorare il recupero post-operatorio del paziente a breve e lungo termine e la prescrizione all’esercizio fisico, accanto alla terapia".