di Antonia Casini
PISA
Se non ce la facciamo, non c’è "Niente di male". Il terzo libro della pisana Sara Ficocelli è "più autobiografico". Un romanzo dedicato alla Generazione X che sarà presentato, nell’ambito del Pisa Book festival, il 6 ottobre alle 12 nella chiesa di San Vito, dall’amico scrittore Fabrizio Bartelloni (promossa da Proloco Pisa Città e Casa della Donna). "Niente di male" (Astarte Edizioni) è il quarto volume della collana Navicelli inaugurata nel 2022 con il romanzo "Il più buono del paese" del collega Saverio Bargagna. Sara, anche lei giornalista, è nata e si è formata in città. È sposata e ha un figlio.
Anna è una giovanissima cronista che si trasferisce a Roma per fare uno stage (gratuito) in una prestigiosa rivista. C’è molto di lei nella trama?
"La vicenda di base è inventata, ma le sensazioni che prova la protagonista, di solitudine e invisibilità, quelle sì, sono vere".
Un titolo che ci alleggerisce.
"Perché riteniamo che non ci sia niente di male a mercificare il lavoro e la dignità delle persone in quanto fa parte del gioco nella civiltà dei consumi e della carriera a tutti i costi. Volevo che emergesse la mia critica a quella positività tossica secondo cui devi farcela a tutti i costi perché volere è potere. Insomma, se uno non vuole e non può non c’è niente di male a fallire".
Perché questa storia proprio ora?
"Volevo da tempo scrivere qualcosa di autobiografico, i primi due romanzi ("La vita nascosta", 2016 e "Samia non torna a scuola", 2018, Mds) sono il
frutto di fantasia e tutti mi chiedevano, ’quando scriverai qualcosa che parla di te?’. L’esperienza narrata spero che serva a chi vuole intraprendere questo mestiere".
Ma essere donna nel mondo dell’informazione è più difficile?
"In questo senso il mondo del lavoro è democratico, i giovani sono uniformemente sfruttati, quello del giornalismo è un ambiente molto maschilista dove le donne spesso sono relegate a scrivere di salute, spettacoli, ambiente e moda. Il ruolo di direttore e i settori di potere sono quasi tutti degli uomini. Carriera la fai ma in un modo diverso. Qualcosa, pian piano, sta cambiando".
Più difficile ancora è essere mamma.
"Lavorare avendo dei figli in Italia è un atto di coraggio, un atto di fede. Prima o poi vorrei scrivere un libro sulla maternità e il lavoro nel nostro Paese. Non mancano solo le leggi a tutela, ma anche la cultura".
Che cosa c’è di Pisa nel libro?
"La mia esperienza nella cronaca locale che ho vissuto durante e dopo l’università e che è stata divertente grazie al contatto con le persone e la conoscenza con il territorio".
Ma Pisa è cambiata, come?
"Avendo vissuto per 15 anni a Roma, ogni volta che tornavo a Pisa la vedevo come un paradiso. E mi facevano sorridere le lamentele di chi diceva che non funzionavano i servizi. Alcune periferie sono migliorate. Anche le Piagge. Marina è stata riqualificata, la passeggiata ora è bellissima".