Un orologio da polso rimasto fermo alle 13.43 del 2 agosto 1944. Una delle ore più buie della storia della nostra città. Fu ritrovato nelle tasche di Giovanni Tacchi, una delle undici vittime dell’Eccidio di San Biagio a opera di ufficiali e sottufficiali della Terza Compagnia delle SS. Quel giorno una pattuglia delle SS fece ingresso nella canonica dove avevano trovato riparo 11 persone, tra cui alcune donne. I tedeschi aprirono il fuoco con raffiche di mitra contro tutti i presenti. Successivamente, disposero numerose fascine intorno alle vittime e vi gettarono sopra alcune bombe incendiarie.
A distanza di circa 3 ore, i tedeschi entrarono in Casa Sbrana, situata a soli cinquanta metri dalla canonica. Più correttamente si parla, infatti, delle stragi di San Biagio come riferisce Alessandro Spinelli, autore del libro ‘Sotto tiro. San Biagio in Cisanello estate 1944. Un eccidio dimenticato’ (Felici Editore; 2012). Inizialmente entrarono due sottufficiali tedeschi che si fecero offrire del vino, per poi lasciare l’abitazione con la promessa che sarebbero tornati con il comandante. Dopo una mezz’ora – secondo la ricostruzione di Spinelli – i tedeschi tornarono con il comandante e nella cintura avevano delle bombe a mano. Poi la strage, con la casa che va a fuoco. Un ragazzo, conosciuto nel quartiere come l’Omo, riuscì a scappare e si nascose nella casa davanti, dietro all’abbaino, da dove vide tutta la scena. L’Omo ricorderà anche come Giulia Senatori fu trascinata via da casa Sbrana, dopo la strage, attraverso i campi. Di lei non si è saputo più nulla. Pisa tiene stretto il ricordo di quelle ragazze e ragazzi, donne e uomini a cui fu tolta la vita quel giorno.
Ieri la commemorazione delle vittime alla presenza del sindaco di Pisa Michele Conti che ha detto: "Questa area, che oggi fa parte del tessuto urbano di Pisa nel 1944 era una zona di aperta campagna e qui avvenne un fatto gravissimo: più di venti civili vennero uccisi dagli ufficiali e sottufficiali della Terza Compagnia delle SS. Abbiamo commemorato l’eccidio anche presso la Cascina Rosa, una casa colonica dove alcuni agricoltori, che risiedevano lì insieme alle loro famiglie, vennero trucidati dalle truppe tedesche. Ricordare queste persone inermi che persero la vita per mano dei soldati tedeschi è un atto dovuto, siamo qui per mantenere vivo il ricordo e trasmetterlo alle nuove generazioni, con la consapevolezza di ciò che accadde. Per motivi anagrafici, tanti dei testimoni sopravvissuti a queste terribili vicende non ci sono più, sta quindi a noi trasmettere alle generazioni più giovani il ricordo delle donne, degli uomini e delle famiglie le cui vite sono state spezzate prematuramente a causa della guerra".
Per l’occasione, come ogni anno, è stata deposta una corona d’alloro alla Cascina Rosa di via San Biagio e al Monumento Eccidio di San Biagio Parco 2 Agosto 1944 alla presenza delle autorità civili e militari e della cittadinanza. Una terza corona è stata poi deposta alla Lapide che si trova all’esterno della Chiesa di San Biagio prima della Santa Messa.