
Gaetana Zobel
Pisa, 23 ottobre 2024 – Non una chiusura, ma un modo "per rielaborare all’interno quanto successo". Otto mesi - da febbraio a ora - durante i quali si sono succedute le classi, alcuni ragazzi sono usciti dopo aver dato la maturità, ne sono entrati di nuovi essendo cambiato l’anno scolastico.
La preside del liceo Russoli, davanti al quale quei fatti avvennero e dalla cui scuola provenivano alcuni dei manifestanti, racconta di come è stato affrontato un episodio che aveva fatto il giro del Paese. La notizia era rimbalzata per diversi giorni in tutte le televisioni nazionali.
"Non sapevamo nulla dei risvolti giudiziari. Da subito – prosegue la professoressa Gaetana Zobel – abbiamo interpellato gli psicologi che già erano presenti nella struttura". Un percorso che, oltre ai professionisti, si è avvalso del "confronto". Gli studenti hanno anche realizzato un’opera d’arte "che però non è stata presentata alla città. Si è deciso di tenerla all’interno della scuola".
In molti hanno sostenuto che ci fossero "fra il corteo studenti più grandi che hanno poi condotto la manifestazione".
"Vogliamo rispondere alla violenza che abbiamo subito con l’arte: la nostra arte - avevano detto alcuni ragazzi del liceo nei giorni seguenti "gli scontri". "Dobbiamo far capire che anche da avvenimenti così negativi, che hanno scosso tante persone, si può riuscire a creare qualcosa di bello e positivo per far riflettere tutte le persone su quanto accaduto".
Agli studenti era stata data la libertà di gestirsi in tutto ciò che possa aiutarli a superare i sentimenti negativi. Alcuni avevano preferito fare lezione normalmente, in vista degli esami di maturità, altri si erano dedicati proprio all’arte in solitaria o in gruppo. Dalle finestre, durante l’orario scolastico, pochi giorni dopo si sentivano canzoni e musica ad alto volume, e diverse voci che cantavano insieme.
Non era la prima volta che il liceo Russoli manifestava il suo dissenso attraverso l’arte: già nel 2019 gli studenti della scuola, per sensibilizzare sul tema dell’immigrazione realizzarono un collage, un’installazione che raffigurava l’allora ministro degli Interni Matteo Salvini composto da 400 foto di migranti naufraghi in mare.
Per i fatti del 23 febbraio gli studenti hanno scelto il montaggio di video, di interviste e l’utilizzo di satira, grafiche e poster e ancora, laboratori di architettura, design, grafica, pittura e arti figurative. Insomma, tutto quello che fanno normalmente.