La robotica per l’uomo: "L’uso improprio non è l’obiettivo della nostra comunità"

Oussama Khatib del Stanford Robotics Lab dell’Università di Stanford . L’uso nelle armi, "questo è un terreno impervio, molto pericoloso. Il mio robot permette di esplorare le profondità dell’oceano e toccarle". .

La robotica per l’uomo: "L’uso improprio non è l’obiettivo della nostra comunità"

La robotica per l’uomo: "L’uso improprio non è l’obiettivo della nostra comunità"

di Enrico Mattia Del Punta

"L’uso improprio delle tecnologie di robotica e di IA create per fare danno alle persone non è l’obiettivo della comunità della robotica". Questo è il forte messaggio che Oussama Khatib del Stanford Robotics Lab dell’Università di Stanford lancia dal Festival della Robotica di Pisa, che si sta svolgendo proprio in questi giorni. Khatib, guru della robotica mondiale, ha parlato con "La Nazione" a margine della proiezione del docu-film "Ocean One K" del regista Mathieu Pradinaud, che racconta il robot realizzato dal gruppo guidato da Khatib, al cui sviluppo hanno collaborato anche l’Istituto Italiano di Tecnologia e l’Università di Pisa (Centro Piaggio). Dopo la proiezione, Khatib ha conversato con i colleghi Paolo Dario, Antonio Bicchi, Andrea Caiti e Benedetto Allotta.

Professor Khatib, la robotica è avvolta da un velo di disinformazione?

"Le persone pensano che la robotica sostituirà l’essere umano, ma è una fake news. Negli anni ’80 abbiamo vissuto il primo shock con la robotica manifatturiera usata nelle fabbriche e nei posti di lavoro. Oggi la rivoluzione robotica è diversa, è connessa all’uomo ed è presente nella quotidianità della nostra vita. Ogni giorno vengono svolti interventi di piccola chirurgia da robot, che permettono un recupero rapido ed efficace, senza bisogno di aprire il corpo umano. Ci permettono l’esplorazione dell’oceano profondo, dove possiamo capire come aiutare il pianeta".

C’è però una questione etica. "Dobbiamo stare attenti all’uso che viene fatto dell’Intelligenza Artificiale e della tecnologia in generale e assicurarci che abbiano un impatto positivo sulla società. L’uso improprio della tecnologia creata per fare del male alle persone non è e non sarà mai l’obiettivo della comunità della robotica".

Pensa all’uso che ne viene fatto per lo sviluppo delle armi? "Esattamente, questo è un terreno impervio, molto pericoloso".

La robotica cosa deve fare?

"Quello che già sta facendo. Permettere la connessione tra uomo e macchina, penso alle piccole cliniche in paesi poveri, con terre e città mal connesse agli ospedali. La robotica permette di fare esami rapidi utilizzando i controlli remoti".

Il suo robot invece cosa fa? È stato definito rivoluzionario.

"Permette non solo di esplorare le profondità dell’oceano ma di toccarle con mano".

In che senso?

"Ha delle vere e proprie mani robotiche, che permettono di fare quello che prima era solo impensabile. Gli archeologi possono raccogliere reliquie in fondo al mare, come le lampade ad olio romane di 2 mila anni fa che abbiamo recuperato sulle coste della Corsica. Ma anche di raccogliere dati per gli scienziati su salinità, tossicità e temperatura per capire lo stato di salute dei nostri oceani e mari e quindi della Terra e come intervenire per salvarla".

L’Università di Pisa come ha collaborato?

"Con lo sviluppo di una delle mani robotiche che abbiamo testato, ma in generale con Pisa ho un ottimo rapporto. L’Italia è una bella destinazione per chi vuole fare ricerca e Pisa in particolare; qui ho collaborazioni anche con la Scuola Sant’Anna".