"La dottoressa lo legò al letto per proteggere giovani pazienti"

Il consulente della pm Rolando Paterniti ricostruisce "L’umiliazione che fece scattare la vendetta" .

"La dottoressa lo legò al letto per proteggere giovani pazienti"

"La dottoressa lo legò al letto per proteggere giovani pazienti"

di Antonia Casini

Una "vendetta" per aver subito, nella sua mente "una umiliazione" e per di più da una donna. Il consulente della sostituta procuratrice Lydia Pagnini, il professor Rolando Paterniti, che ha diretto l’Uo di Psichiatria Forense e Criminologia Clinica a Careggi, ricostruisce i motivi che starebbero dietro al delitto. "Seung (imputato per l’omicidio, ndr) cercò di importunare giovani pazienti del reparto. Poi ci riprovò. E fu a quel punto che la dottoressa Barbara Capovani lo legò al letto, per lui un affronto". L’ipotesi criminogenetica è una vendetta "per sanare quell’offesa per lui intollerabile. Il 36enne – ha riferito ancora in aula il professore – ha un particolare rapporto con le donne. E’ stato accusato anche di violenza sessuale nei confronti di minore. Il contenimento rappresentava per lui una ferita profonda. Un affronto intollerabile, stessa cosa con il dottor Martinucci a cui causò una ferita al volto nel 2012. La sua sensazione di onnipotenza – aggiunge – è stata ampliata in questi anni in quanto eletto a paladino di alcuni soggetti psichiatrici, invitato anche a congressi di psichiatri per fortuna in minoranza". "Nelle intercettazioni in carcere, mentre parlava con lo zio, ha definito la dottoressa Capovani come ’cattivella’, proprio perché lo aveva legato due settimane al letto". E prosegue: "Il suo narcisismo non è sufficiente per avere un vizio di mente, lui è lucido e chiaro. Uno psicopatico classico dotato di grande intelligenza, un manipolatore che ha totale mancanza di empatia, anzi disprezza l’altro visto come oggetto non come persona. Non c’è senso di colpa o critica". Poi la pm e lo stesso Paterniti ricordano l’episodio del liquido nauseabondo gettato contro un medico in carcere a Lucca accusato di essere l’autore del tampone per effettuare gli esami sul suo dna. "Io non dimentico", gli avrebbe detto. "Ha un’ipersensibilità ai torti. Risponde con aggressività".

I legali della difesa, gli avvocati Ratti e Parrini, hanno chiesto dove fossero "le prove concrete della vendetta. Perché dopo 4 anni?". "Perché più di tutti - ha pensato - mi ha danneggiato, maltrattato, offeso e umiliato Capovani. Di Martinucci si era già vendicato". "E allora perché non di Fiorino, suo nemico da sempre?". "Non lo ha ricoverato, non gli ha fatto un tso e non lo ha legato al letto, è un uomo e non una donna".