"Inaccettabile chiedere ai ragazzi con disabilità di restare a casa". E’ netta la posizione di Annalisa Cecchetti, presidente Anmic Pisa (l’associazione nazionale per la tutela delle persone con disabilità e delle loro famiglie), sui tagli all’assistenza specialistica nelle scuole. "Come associazione siamo vicini a tutte le famiglie coinvolte e siamo preoccupati per una situazione che è estremamente delicata. L’assistenza specialistica è fondamentale nella formazione degli studenti con disabilità anche perché a differenza del sostegno - spiega Cecchetti -, che è una misura di carattere generale, è individualizzata ed è legata al progetto di vita di ogni studente". Sempre più preoccupati anche i genitori, come Adolfo Luperi, padre di un ragazzo con disabilità, che venerdì ha partecipato all’assemblea cittadina al Centro Sms. "Ci è stato comunicato che sono state ristabilite ore di assistenza specialistica, ma si tratta di una soluzione provvisoria fino a dicembre. Noi non vogliamo un ‘contentino’ - dice Luperi -. Abbiamo bisogno di una situazione stabile. Ci sono ragazzi con grosse problematiche a livello motorio che necessitano di un’assistenza al 100%, se questa manca non possono andare a scuola".
Ai disagi per i ragazzi, si aggiungono quelli per le famiglie. "Con i tagli noi genitori potremmo essere chiamati a riprendere i nostri figli alle 12, per esempio, perché non c’è assistenza. E per chi lavora è un problema". Ma soprattutto, secondo Cecchetti, ad essere minacciato è il diritto all’istruzione, "costituzionalmente garantito e in quanto tale esigibile per i ragazzi con disabilità nella stessa misura di tutti gli altri studenti". Per questo, spiega la presidente di Anmic, "la via legale è una strada praticabile sia sotto il profilo del diritto costituzionale alla scuola sia sotto il profilo della discriminazione di persone con disabilità che vengono in questo modo private di un’opportunità di parità. Non si può chiedere ai ragazzi di restare a casa". L’auspicio, però, è che non si arrivi in tribunale. "Ci auguriamo che non sia necessario procedere con le cause in massa, ma che si possa trovare una soluzione da un punto di vista politico e amministrativo. Se così non fosse, per queste famiglie non resterà che affidarsi alla giustizia, ma la via legale rappresenterebbe una sconfitta per tutti".
S.T.