SAVERIO BARGAGNA
Cronaca

In punta di piedi verso le stelle: "Duro lavoro e interpretazione. La danza mi rende davvero libero"

Il giovanissimo Alessandro Marini è stato selezionato nella Top12 in un concorso mondiale

Il giovanissimo Alessandro Marini è stato selezionato nella Top12 in un concorso mondiale

Il giovanissimo Alessandro Marini è stato selezionato nella Top12 in un concorso mondiale

Alessandro Marini ha raggiunto un traguardo davvero eccezionale: quanta emozione prova?

"Non me l’aspettavo. È iniziato tutto un po’ per gioco, come un’esperienza nuova. Quando ho partecipato al concorso italiano, non avrei mai pensato di arrivare primo, figuriamoci di accedere alle finali internazionali con gli altri vincitori. Poi è arrivata l’email della convocazione negli Stati Uniti. E quando sono volato in America, in Florida, quella settimana è stata un’esperienza bellissima. E il risultato poi".

Tra i dodici migliori al mondo...

"Un’enorme gioia, certo, ma anche tanta soddisfazione. Non ho raggiunto il primo posto, ma comunque rientrare fra i dodici è un grande risultato, che mi fa capire che il lavoro che sto facendo va nella direzione giusta".

Cosa rappresenta per lei la danza? Quanto occupa del suo tempo, del suo cuore e della sua mente?

"Per me la danza è una sfida continua. C’è sempre qualcosa da migliorare: una pirouette, una gamba non perfettamente allineata, un dettaglio. Ma anche se fossi arrivato primo negli Stati Uniti, il mio rapporto con la danza non sarebbe cambiato. È una continua ricerca della perfezione, qualcosa di impossibile da raggiungere".

Ci racconta la sua giornata tipo?

"Mi sveglio alle 7 e alle 8 sono già in accademia. Faccio un’ora di preparazione fisica – fondamentale per evitare infortuni – e poi due ore di danza classica. A seconda del giorno, ho anche lezione di contemporaneo. Due volte a settimana facciamo stretching e tecnica maschile, quella che si chiama “men technique”. In tutto passo circa sei ore al giorno in accademia".

E con la scuola come si organizza?

"Frequento un liceo coreutico a distanza. Le lezioni sono distribuite diversamente rispetto a una scuola tradizionale: durante le vacanze scolastiche – Natale, Pasqua – vado in sede per fare verifiche e interrogazioni. Così riesco a gestire meglio il carico di studio".

E’ felice?

"Sì, anche se le soddisfazioni non sono molte, quando arrivano ripagano tutti i sacrifici. Ogni piccolo traguardo dà senso a tutto".

Come è nato il suo amore per la danza?

"Abitavo a Pontedera e tutte le mie compagne dell’asilo andavano a danza e io dissi a mia mamma: “Voglio andare anch’io!”. All’inizio però non mi piaceva: facevamo giochi, camminate, cerchi ma io volevo ballare. Così ho lasciato, ma poi ho ripreso a sei anni... e da allora non ho più smesso".

E quando balla, come si sente?

"Libero. È come correre dentro un corridoio vuoto: puoi muoverti, saltare, ma sei sempre dentro quei confini. La danza classica ha regole molto rigide, e bisogna rispettarle. La libertà c’è, ma va gestita all’interno di una struttura".

Cosa esprime attraverso la danza?

"Interpretare un ruolo. Ad esempio, interpretare il principe de La Bella Addormentata e renderlo mio, con il mio carattere, il mio vissuto. Un ruolo può essere lo stesso per tutti, ma ognuno lo rende personale, unico".

Qual è il suo sogno da giovane adulto?

"Diventare un ballerino professionista, girare il mondo e danzare nei teatri più importanti. Il mio sogno è vivere di danza, ovunque mi porti".

Saverio Bargagna