In migliaia per il "no alla base". Slogan, flash mob e un trattore

Lungo corteo dalla villa Medicea fino all’ex centro radar e ritorno. Ma alcuni residenti: "Noi favorevli"

di Antonia Casini

E’ il giorno del no. "Alla guerra, al governo Draghi, alle armi all’Ucraina e alla base militare, quella che dovrebbe dare una ‘casa’ ai reparti speciali dei carabinieri a Coltano". Ma anche altrove. Il corteo parte, in ritardo, dalla villa Medicea dove farà ritorno tre ore più dopo. I chilometri da percorrere sono tanti e sotto il sole di una giornata calda. Ci sono i sindacati di base, i No Tav e i No Muos, anarchici, antagonisti, ma anche esponenti dell’Arci e di altre associazioni ambientaliste (come Legambiente). Quattromila persone, secondo la Questura, in testa alla manifestazione per controllarla: alla fine non ci sono stati problemi; almeno il doppio, per gli organizzatori. Ci sono bambini (alcuni neonati) e anziani. Sono state allestite stazioni ristoro con acqua. Nei campi che delineano il percorso circolare, si trovano anche piccole discariche. Gli esponenti del movimento No base indossano maglie arancioni e mostrano cartelli, c’è poi la sigla No Camp Darby i cui vertici criticano il governo Draghi: "Basta barattare cementificazione e militarizzazione con il finanziamento di fantomatiche opere di rigenerazione urbana. I 190 milioni di euro siano spesi per il territorio e il miglioramento del Parco", afferma Federico Giusti.

Ma tra i residenti, qualcuno è invece d’accordo. Raccogliamo le loro voci quando l’iniziativa è già cominciata. Sono gli abitanti di via dei Palazzi: "Se porta gente siamo d’accordo. Magari potrebbero far rivivere e sistemare le case – spiega Giorgio Simonetti – Qui ci sono 18 abitazione ma siamo solo 10 ersone. Ci sono costruzioni della Regione che stanno franando". Ci fanno salire e ci mostrano il tetto dell’immobile davanti (prima un agriturismo) crollato in un punto. "Questo evento si sarebbe dovuto tenere davanti alla Regione e alle Belle arti. Altrimenti è solo una bella passeggiata", aggiunge un altro.

Si prosegue in un cammino che pare infinito. Chilometri in mezzo al niente. Sventolano le bandiere rosse, della pace, con le A crociate. Presenti anche il "Fai livornese" e la Lega internazionale dei comunisti. "Le basi militari vanno smantellate boicottando le forze armate", urla qualcuno. "Fuori l’Italia dalla Nato", "I soldi per la scuola si possono trovare, basta tagliare la spesa militare". "Basta fabbriche di morte". Si arriva alla Stazione Marconi. "Siamo natura che insorge", "L’unica base buona è quella della torta". E’ stato allestito anche un servizio per la raccolta rifiuti. "Siamo per una gestione non violenta dei conflitti". La processione prosegue lungo le strade deserte (con qualche disagio alla viabilità) e infuocate per arrivare al clou, l’ex centro radar tra pecore e degrado. "Coltano è nel Parco regionale dove la biodiversità è fondamentale. Non possiamo accettare una sorta di compensazione con gli alberi, non va bene. Non è pensabile la cementificazione, occorre preservare questo luogo". Il flash mob di ‘Non una di meno’ e il comizio di Ciccio Auletta (Una città in comune - Pisa Partito della Rifondazione Comunista) che il primo giugno ha inviato "una segnalazione alla Commissione europea, redatta con il supporto della Clinica legale “Salute ambiente e territorio” dell’Università di Perugia". "Facciamo sentire il nostro no a Draghi, Giani e Conti – si accende il consigliere comunale – Noi non ci arrendiamo, saremo in piazza anche l’8 giugno quando è previsto il tavolo interistituzionale. Questa è la terra che noi difendiamo per l’agricoltura contro la devastazione delle grandi opere, un movimento aperto, democratico pensavano di venire come ladri di notte con le ruspe. Giù le mani dal nostro futuro". In serata, il Comitato per la difesa di Coltano ringrazia (Cristiana Torti, già docente di Archeologia Industriale e Storia dell’ambiente e del territorio) "le svariate migliaia di persone e tutte le associazioni (politiche, sindacali, sociali, ambientali) che hanno dato vita ad una manifestazione straordinaria".

Poi, pian piano il corteo si dirada. Si rientra con i pulman e le auto.

Il progetto, nei giorni scorsi, è stato rivisto anche per il no deciso di partiti ed enti locali. La Difesa ha quindi convocato per l’8 giugno la prima riunione del tavolo istituzionale: ne fanno parte insieme agli enti del territorio anche il Consiglio superiore dei lavori pubblici, i vertici del ministero della Difesa e il comando generale dell’Arma, per individuare soluzioni alternative sempre sul territorio pisano. Ma il no dei manifestanti è totale e su tutti i fronti.