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Impresa-salvataggio "Un grande esempio di sapere scientifico e concordia istituzionale"

Il professor Salvatore Settis, già direttore della Normale, ha fatto parte del Comitato internazionale di salvaguardia che si è occupato di stabilizzare il nostro Campanile: "Un onore e un piacere condiviso".

Impresa-salvataggio "Un grande esempio di sapere scientifico e concordia istituzionale"

di Gabriele Masiero

PISA

"Avere fatto parte del Comitato internazionale di salvaguardia della Torre di Pisa è stata senz’altro l’esperienza più interessante della mia vita professionale". Non ha dubbi Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte e per 11 anni (dal 1999 al 2010) direttore della Scuola Normale, che ora è tra i custodi di uno dei monumenti più preziosi al mondo. "Condivido questo onore e questo piacere con personalità come Carlo Viggiani, Nunziante Squeglia e Donato Sabia che insieme a me compongono il gruppo di sorveglianza:il primo era anche componenti del comitato presieduto da quell’autentico signore che era Michele Jamiolkowski".

Che ricordo ha di quello che è universalmente riconosciuto come il salvatore della Torre?

"Ricordo la mitezza e al tempo stesso la capacità di fare sintesi tra personalità che avevano competenze scientifiche diverse. In quella commissione convivevano sostanzialmente due anime: gli storici dell’arte come me e gli ingegneri. E Jamiolkowski ha saputo tirare fuori il meglio da ciascuno di noi. Anzi ha saputo miscelare alla perfezione le nostre capacità professionali portando a termine quello che è senza dubbio uno dei risultati più importanti nella storia della tutela dei monumenti".

Oggi il nostro meraviglioso campanile compie 850 anni. Come sta?

"Sembra un ragazzino. Vivo con piacere la condizione del medico che segue il suo paziente, un tempo gravemente malato, e ora perfettamente ristabilito e in piena salute. La Torre anche recentemente continua a guadagnare stabilità e a ridurre la sua pendenza".

Ma non fu un miracolo.

"Tutt’altro. Fu un formidabile lavoro di squadra, dove non mancarono accesi contrasti e momenti di ansia assoluta".

Quali?

"Il peggiore di tutti fu quello del settembre nero del 1995. Si era scelto di tentare la strada suggerita da alcuni membri della Commissione ipotizzando un sistema di ancoraggio della Torre al terreno. Un esperimento di applicazione di quella tecnica non funzionò e anzi rese ancora più instabile il monumento. Mi trovavo in quel periodo negli Stati Uniti e non ho difficoltà a confessare che vivevo una stato di enorme preoccupazione. Poi Jamiolkowsky, da ingegnere geotecnico qual era, convinse con fermezza ma senza imposizioni che la soluzione migliore era quella della sotto escavazione e ora la nostra Torre è salva, alla faccia di profeti di sventura che non mancano mai in situazione come queste: ricordo un professore dell’università di Pisa, di cui non voglio fare il nome, che disse che il nostro lavoro avrebbe fatto cadere il campanile e un altro secondo cui, invece, avremmo dovuto ‘smontare’ la cella campanaria, insomma decapitare la torre, salvo poi ricostruirne la sommità, per perpetuarne l’esistenza, Si sbagliava".

Per fortuna.

"Sì e le racconto un altro aneddoto che mi piace ricordare di quella stagione. Il salvataggio della Torre è un bell’esempio di concordia istituzionale e orgoglio italiano. In un periodo in cui i finanziamenti pubblici tardavano ad arrivare per proseguire nel consolidamento, come accade talvolta nella pubblica amministrazione, una fondazione giapponese ci offrì il denaro per proseguire: sia noi come commissione, sia le imprese che lavoravano a quell’impresa, sia il Governo avemmo il coraggio di rifiutare quella sponsorizzazione perché volevamo tutti che quell’intervento, unico nella storia della tutela, fosse interamente italiano. Non so se oggi altri lo rifarebbero. Io spero di sì".

Che cosa si aspetta dalle celebrazioni di questo anniversario?

"Mi piacerebbe che tutti comprendessero, anche i pisani, che la Torre pendente è una meraviglia anche se non pendesse. Che un campanile di una cattedrale costruito in questo modo è un bene preziosissimo indipendentemente dalla pendenza che lo ha reso un’icona unica al mondo. ma vorrei anche che celebrarlo oggi aiutasse i turisti internazionali a scoprire quello che c’è oltre la Torre. Perché Pisa non è solo la splendida, magnifica, unica e irripetibile piazza dei Miracoli, ma una città ricchissima di molti altri monumenti che meritano di essere visitati, scoperti e conosciuti".