
Una strumentalizzazione. Per Stefano Busti, titolare del caseificio di famiglia che dal 1955 produce formaggi apprezzati in tutto il mondo, la polemica nata sui social è una brutta strumentalizzazione. "Da quattro generazioni portiamo avanti l’azienda di famiglia. Diamo lavoro a 120 persone, italiane e non, e il colore politico o l’etnia non ci interessano – spiega Busti contattato da La Nazione –. Mi spiace vedere che sia nata questa polemica dopo la visita di uno dei tanti politici che vengono a trovarci". A proposito della mascherina tenuta sul mento da Salvini mentre annusa un formaggio, Busti spiega: "Era un regalo per lui...".
In molti hanno scritto sui social che non compreranno più il pecorino dell’azienda, dopo la visita di Salvini e più di 4mila commenti (anche in difesa del caseificio) hanno inondato la pagina Fb Busti che, fra l’altro, non aveva pubblicizzato la visita del leader leghista: "Pecorini fascisti? I nostri pecorini non hanno colore politico. Noi siamo imprenditori e accogliamo tutti. Mi spiace che qualcuno non comprerà più i nostri formaggi, noi andremo avanti. Noi non siamo di nessuno". E rammenta la visita avvenuta alcune settimane dei rappresentanti del Pd. C’erano Eugenio Giani, candidato alla presidenza della Toscana, e con lui i consiglieri ricandidati Antonio Mazzeo, Alessandra Nardini e Andrea Pieroni: "Abbiamo ottimi rapporti". Mazzeo e Nardini intervengono, con foto, per ribadire la differenza fra la loro visita, con mascherina, e quella di Salvini e Ceccardi, che in alcune foto non la indossavano. "Atteggiamento gravissimo", per Mazzeo, mentre la Nardini si chiede: "Se Ceccardi non è in grado di dire al suo collega di tirare su la mascherina, come potrà garantire la sicurezza in Regione?". Dalla Versiliana Ceccardi chiarisce: "Stavamo facendo una degustazione, non eravamo nel settore produttivo, dove abbiamo sempre usato mascherina e dispositivi che ci ha dato l’azienda".
Eleonora Mancini