
PONSACCO
di Carlo Baroni
Un progetto di rigenerazione urbana per via Rospicciano. E’ uno dei due progetti che la Valdera presenta alla Regione Toscana nell’ambito del Piano innovativo nazionale per la qualità dell’Abitare (PINQuA), che finanzia progetti aggregati fino a 15 milioni di euro. E per via Rospicciano il futuro – dopo anni di polemiche, criticità ed urgenze – è ambizioso: cohousing sociale per anziani e giovani coppie, spazi per il coworking, trasferimento di alcuni uffici comunali e presidio della polizia municipale. Il tutto valorizzando gli appartamenti ed utilizzando in maniera adeguata i fondi che in parte saranno adibiti a spazi comuni di servizio all’intera struttura.
Del resto – spiega una nota – l’obiettivo complessivo del progetto è quello di realizzare un intervento di rigenerazione con un approccio "che mette al centro la qualità dell’abitare nei centri cittadini mediante lavori di riqualificazione delle aree soggette a degrado edilizio capaci di valorizzare gli spazi esistenti, restituire alla città ed ai propri abitanti aree dotate di verde e strutture in grado di favorire la socialità, combattere la povertà abitativa, garantire la sicurezza degli abitanti, realizzare edifici funzionali ed ecosostenibili, assicurare esternalità in termini di servizi ai residenti dei quartieri circostanti".
Il progetto, si apprende, intende inoltre dare risposte alla complessità della domanda di casa offrendo un mix abitativo integrato con diversi livelli di accoglienza (temporanea nei co-housing,appunto, permanente negli alloggi sociali e di edilizia popolare a cui sarà destinata una piccola quota) e di acquisto (possibilità di acquisto con la formula rent to buy) strettamente connesso al mix socio-economico-anagrafico dei residenti. Il progetto di Ponsacco è da 8 milioni di euro.
Una svolta importante e carica di significati, ruota attorno a questo progetto, perché arriva ad una manciata di settimane da quando lo stesso sindaco di Ponsacco Francesca Brogi affrontò il nodo del futuro del Palazzo rosa, anche con il prefetto e con il viceministro dell’Interno Matteo Mauri. In quella circostanza venne affrontato anche il tema della possibilità di alleggerire progressivamente l’immobile e ricollocare queste famiglie per piccoli nuclei in più territori. In quella sede vennero messe a fuoco anche possibili sinergie per individuare un percorso capace di aprire la strada a quella valorizzazione dell’immobile che il Comune intende portare all’obiettivo. "Siamo davanti ad un progetto che crediamo in grado di dare risposte efficaci – aggiunge Brogi – per ampliare l’offerta dei servizi abitativi e degli strumenti a supporto dell’abitare cercando soluzioni innovative che da un lato, possano assicurare le categorie più deboli dal disagio sociale ed economico e dall’altro siano dinamiche ed assistite per avversare l’effetto di stagnazione sociale connesso all’edilizia popolare tradizionale". Il percorso terrà ovviamente conto delle famiglie che attualmente abitano quell’immobile – dalla storia travagliata, passata anche dalle carte bollate – la cui ricollocazione avverrà secondo una strategia adeguata, ma appunto diffusa su più territori. Il complesso conta 52 appartamenti ed è abitato da circa 200 famiglie.