Grilli, locuste e pesci hi-tech per aiutare gli animali in pericolo

Il progetto di Cesare Stefanini, direttore dell’istituto di biorobotica della Scuola Sant’Anna. "Si integrano con l’ambiente e interagiscono. E diamo una mano anche alle preziose api"

Pisa, 27 maggio 2024 - "Lo scopo dei nostri studi è aiutare la natura, dalla quale apprendiamo molto". È con questa premessa che il direttore dell’istituto di Biorobotica della Scuola Sant’Anna, Cesare Stefanini, ha spiegato il motivo dietro la creazione del cosiddetto zoo-robotico: una serie di robot, ispirati agli animali terrestri e marini, che hanno il compito di salvaguardare l’ecosistema.

Il robot grillo che fa parte dello zoo hi-tech presentato anche al Festival della Robotica; nel riquadro, Cesare Stefanini
Il robot grillo che fa parte dello zoo hi-tech presentato anche al Festival della Robotica; nel riquadro, Cesare Stefanini

Professore, state creando robot ispirati agli animali?

"Sì. L’idea parte dall’importanza della biodiversità e dal vedere come l’ecosistema sia messo in pericolo perché varie specie animali sono minacciate nella loro sopravvivenza. Per sintetizzare, noi puntiamo a rafforzare una specie per evitare che l’ecosistema si impoverisca e infatti ci siamo detti ‘e se mettessimo la tecnologia a monitorare la biodiversità’?".

E quali specie volete monitorare?

"Per esempio le api, fondamentali per l’impollinazione e minacciate dai parassiti. Noi abbiamo scoperto meccanismi grazie ai quali eliminare questi parassiti senza uccidere le api. In maniera simile, agiamo sott’acqua osservando la vita sottomarina per evidenziare squilibri negli ecosistemi. L’obiettivo è semplice: monitorare con più attenzione rispetto a un operatore e aiutare gli ecosistemi. Dietro questo semplice obiettivo ci sono sfide scientifiche complesse".

Come pensate di riuscire a raggiungerle?

"Aiutando una specie minacciata a percepire un predatore. Nello specifico, utilizziamo robot ispirati agli animali (come gechi, grilli, lamprede, locuste). Questi robot possono lanciare allarmi per allertare e salvare la preda".

La tecnologia lo permette, ma senza problemi?

"Oggi le macchine possono avere dimensioni minuscole, ma con elettronica e capacità di calcolo sufficienti per avere comportamenti interattivi. Negli anni i computer sono diventati piccoli, questo ci permette di dotare i robot dell’autonomia per fare questi compiti".

Quali altri compiti volete far fare ai robot?

"Nel campo della robotica marina stiamo sviluppando colonie di robot in grado di muoversi in modo coordinato: dei banchi robotici capaci di compiere azioni che i singoli fanno con più difficoltà, come le scansioni più ampie di fondali. Anche dai pesci abbiamo imparato alcune lezioni".

Quali, in particolare?

"Dai pesci abbiamo sviluppato robot che possano nuotare in modo efficace a basso consumo energetico per lunghe distanze e che possano andare anche in profondità. Questi robot hanno un’elasticità del corpo che riprende il moto di nuoto dei pesci senza bisogno di eliche ed è quindi molto più efficiente. Inoltre, in laboratorio abbiamo robot capaci di immergersi e stare a lungo sul fondale marino".

Lo ‘zoo robotico’ è stato presentato anche al Festival della Robotica.

"Certo, ma non solo. L’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna ha presentato molte delle attività di ricerca svolte nell’ambito della biorobotica, bionica e della bioingegneria. I nostri giovani ricercatori hanno presentato numerosi progetti all’avanguardia che stiamo sviluppando nei nostri laboratori. Agli stand abbiamo esposto prototipi di dispositivi robotici medici, microrobot, mani robotiche, organi artificiali, tecnologie e sensori per la sicurezza e tanto altro. Inoltre, insieme all’Università di Pisa e al CNR, la Sant’Anna è stata co-protagonista di convegni scientifici divulgativi per raccontare le frontiere della ricerca e di come la robotica possa migliorare la vita di tutti i giorni".