Sotto le suole bollenti delle scarpe la terra vuol urlare: rami abbrustoliti crepitano, come ossa spezzate, al passaggio; braci ardenti sprigionano fumo dal suolo e si rincorrono lungo l’intero crinale del monte propagandosi come antichi messaggi di guerra. Lunghe dita nere sono gli alberi bruciati, si innalzano fitti e scuri al cielo, sono preghiere inascoltate. Là in basso, invece, Vicopisano si estende placida al sole, avvolta nel canto delle cicale. L’incendio è ormai domato: resta lo strazio. Solo l’attività delle forze dell’ordine – intensa e incessante – offre conforto: il monte è ferito, ma qualcuno vuol curarlo. Le operazioni di bonifica si susseguono mentre le squadre dei vigili del fuoco e dei volontari offrono un controllo puntuale per evitare pericolose riprese. Nel primo pomeriggio, nel fronte più alto, il fuoco prova ad alzare di nuovo la voce: l’intervento dell’elicottero della Regione lo mette presto a tacere.
Restano dolore, danni e domande. Che cosa è successo? Chi è stato? Le indagini, e non è una frase fatta, sono in corso. Alcuni testimoni – ascoltati anche dai carabinieri –, parlano di una fiamma sfuggita ad alcuni turisti stranieri (francesi, altri dicono belgi) durante un barbecue in un B&B, nella prima serata di sabato. Il calore estivo e il vento marino avrebbero fatto il resto distruggendo 25 ettari di bosco. Per fortuna non si registrano feriti – tranne un volontario (vedi box a fianco) – o danni alle abitazioni. Sono bruciati però 1.500 ulivi. Nella notte fra sabato e domenica una trentina di persone sono state evacuate per precauzione: tutte hanno fatto presto rientro a casa.
La squadra dei vigili del fuoco di Pisa, guidata da Fabrizio Mainardi, sale a bordo di un 4x4 e ci apre la strada sfidando i tornanti per raggiungere la località Spazzavento: il profumo degli ulivi, ben presto, lascia il posto all’odore di bruciato. Il puzzo si incolla sulla mascherina impregnando anche l’anima: lo scenario è da apocalisse. "Passiamo e passeremo in rassegna per l’intera giornata tutta l’area interessata – spiega Mainardi –. Dobbiamo controllare che il fuoco non riprenda". Fiamme non se ne vedono, ma le radici degli alberi continuano a bruciare sotto il terreno sprigionando fumo. Un cancello bruciato ci conduce ad una casa disabitata. Un albero arrostito, schiantatosi al suolo, sbarra la strada e viene rimosso. "La casa è salva, nessun danno – annuncia un pompiere dopo una perlustrazione –. Possiamo andare avanti". Si slegano le pompe e si spengono alcune delle braci più inquietanti. Quindi l’acqua di riserva termina e bisogna tornare giù, in paese, al campo sportivo per rifornirsi.
Qui volontari della croce rossa, della Misericordia e della Pubblica Assistenza – un po’ da tutta la provincia – presidiano il campo insieme ai vigili del fuoco e alle squadre dell’antincendio. Si mangia qualcosa nonostante il caldo asfissiante e si socializza andando oltre a divise e colori. Strano l’essere umano: responsabile degli scempi più grandi e, in ugual misura, capace di gratuito amore verso il Prossimo.