Femminicidio di Prato, "Un piano di morte preparato in ogni dettaglio"

Si rafforza l'ipotesi della premeditazione. Il padre di Federico Zini chiede scusa alla famiglia della vittima

Elisa Amato e il suo carnefice, Federico Zini. Sullo sfondo, il luogo del ritrovamento

Elisa Amato e il suo carnefice, Federico Zini. Sullo sfondo, il luogo del ritrovamento

San Miniato (Pisa), 28 maggio 2018 - Le indagini e il pianto. La disperazione. Le tante domande. I perché e le risposte che non arriveranno e chissà se arriveranno mai. Due famiglie, quelle di Elisa Amato e Federico Zini, distrutte dal dolore. Il giorno dopo l’omicidio-suicidio, sull’agghiacciante strada di morte tra Prato e San Miniato, rinforza l’eco della tragedia. Le indagini, rispetto a quanto emerso sabato, non forniscono novità di rilievo, mentre gli inquirenti sono sempre più convinti della premeditazione.

Conferme. I colpi sparati dal calciatore, che ieri avrebbe compiuto 25 anni, sono stati quattro: tre contro Elisa e uno contro se stesso, alla testa. Gli spari sul corpo della ventinovenne pratese, commessa nel negozio Dixie di Firenze, sono stati esplosi da Zini in via Bradimone, nel parcheggio vicino alla casa dove la sua ex abitava con i genitori e la sorella. Poi il viaggio – terribile, impressionante, agghiacciante – verso San Miniato, fino al parcheggio del campo sportivo di Gargozzi, in via Fornace Vecchia, dove il giovane si è tolto la vita quasi sicuramente quando la sua ex fidanzata era già morta. La macchina è stata posta sotto sequestro dai carabinieri della compagnia di San Miniato e del comando provinciale di Pisa che svolgono le indagini coordinati dal sostituto procuratore Flavia Alemi.

L’esame balistico fornirà ulteriori dettagli sull’omicidio-suicidio, mentre gli inquirenti, più passano le ore, più si convincono che Federico Zini sia partito da casa sua, da La Catena di San Miniato, con la premeditazione in testa. Il giovane aveva acquistato la pistola il 18 maggio dopo aver ottenuto il porto d’armi sportivo per cui occorrono pratiche e tempi d’attesa di due-tre mesi e che non viene rilasciato se nei confronti del richiedente c’è anche una segnalazione alle forze dell’ordine o una denuncia per condotta non compatibile con il porto di un’arma. Il babbo di Federico, Maurizio, in lacrime parla del figlio: «Non riusciamo a darci una spiegazione, Federico era un ragazzo solare che, nonostante i 25 anni, andava a fare la spesa con la mamma». «Alle nove di venerdì sera è uscito dicendo ‘Ciao, ci vediamo più tardi’, non sappiamo cosa sia successo tra loro, tra Federico ed Elisa – aggiunge Maurizio Zini – La pistola in casa non l’abbiamo mai vista, non sappiamo neanche che esisteva. Condanniamo questo gesto, questo estremo gesto e chiediamo scusa».

Il vescovo di San Miniato, monsignor Andrea Migliavacca, ha pubblicato ieri un messaggio su Facebook. «Profondamente addolorato per la morte di Elisa Amato e Federico Zini, desidero esprimere, accanto alle tante domande e allo sconcerto per il gesto ingiustificabile compiuto dal giovane, la mia vicinanza e la mia solidarietà alle famiglie così terribilmente colpite da questa tragedia – le parole del vescovo –. Mi unisco in preghiera a tutti loro, certo che l’amore e la misericordia di Dio accompagnano anche questa dolorosissima vicenda. Insieme al dolore per quanto accaduto e alla preghiera per i due giovani la cui vita è così tragicamente finita, per i famigliari e gli amici, prego anche per i nostri giovani perché la speranza, la capacità di dialogo, il rispetto reciproco e di se stessi, la vicinanza degli altri, li aiutino a ritrovare sempre le strade del bene e a non giungere mai più a gesti estremi».