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Bloccato in Spagna: a casa dopo il viaggio-odissea

L’olivocoltore Raffaele Elmi era a Cordoba per un master: è rientrato utilizzando treno, nave e auto. "A terra controlli rigidissimi"

PISA Anche il viaggio di ritorno è stato lungo e difficile da organizzare. Ma Raffaele Elmi, 66 anni, lo studente-ovicoltore calcesano, bloccato da mesi in Spagna, è a casa. Era partito a metà gennaio per frequentare il XIII master Internazionale sull’Olivicoltura, a proposito, esami tutti superati. Ma, a marzo è esplosa la pandemia in tutta la sua violenza. Raffaele, per tutti Lele, si trovava a Cordoba, "città meravigliosa dove storia, arte e cultura si fondono ad ogni angolo rendendola affascinante ed accogliente", ci aveva raccontato quando lo abbiamo intervistato in pieno lockdown. Aveva spiegato le difficoltà nel trovare i dispositivi di protezione in una nazione "impreparata" su questo fronte e l’avanzare del Covid 19. Il master di primo livello (biennale), organizzato dall’Università di Cordoba in concerto con il COI (Consiglio oleicolo Internazionale), stabilisce le norme che regolano il commercio internazionale e i parametri di riferimento del prezioso alimento. "Si tratta di studi ad alti livelli". Per questo ci tiene a ringraziare i suoi professori, Juan Caballero e Luca Testi, scienziato italiano conosciuto in tutto il mondo. "Con loro è nata una profonda amicizia". Com’è stato il rientro? "E’ slittato per giorni, dato che i voli Alitalia e Ryanair sono stati annullati: i soldi non mi sono stati ancora restituiti. Allora ho cambiato mezzo: sono arrivato a Barcellona con Ave, il treno ad alta velocità spagnolo". E poi? "Mi sono imbarcato su una nave che è approdata il 9 maggio alle 23.30 a Civitavecchia". Come si è trovato a bordo? "Bene, cabine singole pulitissime. Poca gente". E a terra? "I controlli sono stati rigidissimi". Poi, una volta a Civitavecchia? "C’era la mia compagna Anna ad attendermi in auto. Siamo arrivati a Calci di notte". Com’è stata questa esperienza di formazione all’estero? "I diversi argomenti hanno come coordinatore un cattedratico di livello internazionale. Fino a quando la situazione lo ha permesso, laboratori e visite guidate sono stati importanti momenti di studio. E Cordoba è una città stupenda per viverci". Che cosa le è mancato di più dell’Italia e di Calci? "Scontati gli affetti e la famiglia, ho sofferto anche la lontananza dalla terra che comporta un legame quotidiano, ho sentito poi l’assenza dei nostri giornali che a Cordoba non si trovano. Peccato, inoltre, per i mancati rimborsi dei biglietti. Era mio diritto rientrare nel mio Paese". © RIPRODUZIONE RISERVATA