
"Aumentare la consapevolezza di sé abbinata a una sana dose di anticonformismo, che mai come adesso è necessario per non scivolare verso il precipizio delle nostre individualità stravolte". Così Francesca Scafuto, psicoterapeuta, istruttrice mindfulness, psicologa di comunità, Phd in psicologia della salute e ricercatrice delle università di Udine e Pisa, sintetizza il lavoro che da gennaio andrà a svolgere, insieme a un team di psicologi e infermieri, con gli studenti delle scuole medie e superiori cittadine nell’ambito del progetto Con Senso, promosso dall’assessore alle politiche giovanili, Frida Scarpa, per educare i ragazzi all’affettività. Già perché se il mondo celebra la giornata mondiale della gentilezza, deve pure imparare a volersi bene, ma bene davvero. Nessuno escluso. "E per riuscire a farlo - assicura la professionista - è necessario predisporsi all’ascolto e guidare i ragazzi in questo vero e proprio viaggio alla scoperta di sé, allo sviluppo di una coscienza individuale che sia soprattutto psicocorporea, emotiva, affettiva e relazionale con l’altro (compagno di classepartner potenziale o attuale) e questo passa dal decondizionamento rispetto a stereotipi, credenze, immagini che nella nostra società sono foriere di una cultura della reificazione delle relazioni sentimentalisessuali, che toglie potere e libertà all’esplicitazione della propria identità".
Il primo appuntamento sarà a gennaio con gli studenti dell’istituto ’Fascetti’ ma non ci sarà alcuna volontà di giudizio da parte degli psicologi del progetto, anzi. "L’anticonformismo semmai parte proprio da qui - dice Scafuto - perché crediamo che sia giusto imparare, noi adulti per primi, a mettersi in discussione di fronte a un problema dilagante: i dati Oms sono impietosi con circa il 15-20% di adolescenti che soffre di ansia, depressione e il suicidio come seconda causa di morte tra i giovani. E’ nostro dovere invertire la marcia ed educare i più giovani a compere scelte etiche, che non siano necessariamente quelle imposte dalla massa, ma siano le più giuste per se stessi".
Le ’lezioni’ in classe non saranno teoriche, ma pratiche: "Ad esempio imparando a stare in ascolto dentro uno spazio di silenzio, a gruppi, magari chiudendo gli occhi - spiega la psicoterapeuta - per riconoscere i segnali del corpo, ‘sentire’ le emozioni nostre e quelle dell’altro, imparare a gestire lo spazio individuale e quello altrui. Sarà un lavoro esperienziale, emotivo, affettivo, sulla percezione del proprio modo di entrare in relazione, sui propri bisogni e i propri confini ‘corporei’ e ‘simbolici’ di quello spazio sacro che è la nostra intimità".
Dentro questo spazio, conclude Scafuto, "esiste un’area in cui possiamo scegliere di far entrare altri a noi significativi, anzi concedere quest’accesso diventa generativo di un cambiamento che decidiamo da soli e non per moda o, peggio, per convenzione e convinzione di qualcuno o di modelli altrui: noi non siamo una vetrina, siamo individui e più diventiamo soggetti consapevoli delle nostre scelte e meglio riusciremo a crescere e a definire il nostro benessere".