
Insieme a Chiara Bodei la professoressa Linda Pagli ha scritto l’articolo "L’informatica: non è un paese per donne". Lo dicono i numeri: a Pisa più del 30% di ragazze iscritte fino al ’90, meno del 10% oggi. "Il tema esiste, ma non sempre è stato così. All’inizio – ricorda Linda Pagli – gli ingegneri progettisti dell’hardware non erano interessati a scrivere i programmi che dovevano far funzionare queste macchine, pensavano fosse un lavoro di routine adatto a segretarie. Fu così che lo spazio vuoto della programmazione fu colmato soprattutto da giovani, quasi tutte donne e alcune di colore. Giovanissime, creative, motivate e intelligenti, l’identikit giusto per un’attività molto divertente. Faccio solo un esempio: Margaret Hamilton (nella foto) aveva 25 anni quando ha lavorato come responsabile del software del progetto che portò l’Apollo 11 sulla Luna. Adesso è
inimmaginabile vedere un 25enne con una responsabilità del genere! Poi, le assunzioni venivano fatte tramite test automatici: non c’era discriminazione di genere, età o etnia possibile. Con il boom dei computer gli uomini iniziarono a interessarsi alla programmazione, visto anche l’aumento degli stipendi nel
settore. Il periodo della parità è finito con la diffusione dei personal computer. C’è un’interessante ricerca pubblicata sul New York Times: quando i PC si diffusero nelle case erano i padri e i figli maschi a utilizzarli".
"Quando questi ragazzi sono giunti all’università avevano quindi già un po’ di dimestichezza, diversamente dalle ragazze tra le quali si è diffuso un senso di inadeguatezza che le ha portate ad allontanarsi dall’informatica. Gli effetti di questo processo avvenuto alla fine del secolo scorso si manifestano ancora oggi".
Quali rimedi sono ipotizzabili?
"Servono regole. A decidere quali aspetti della vita affrontare con algoritmi di intelligenza artificiale devono essere anche le donne. Solo se le donne saranno protagoniste, al pari degli uomini, si avranno algoritmi imparziali poiché attingono la loro conoscenza automatica da dati non viziati da pregiudizi. Io sono per le pari opportunità e dico che servirebbero le quote rosa anche nell’informatica, perché c’è molta disparità man mano che si sale la piramide. Ragazze, ascoltate il mio appello: ci sono sfide bellissime che possono essere affrontate tramite l’informatica, dall’intelligenza artificiale alla bioinformatica, dalla scienza dei dati applicata alla medicina a ogni aspetto della vita quotidiana".
Maurizio Gazzarri