
Piero
Bussotti *
Per lavoro mi trovo sovente a girare per campagne, aziende agricole e tanti allevamenti. E’ talmente consueto per me che spesso passando non noto nemmeno più di tanto i cambiamenti, oggi purtroppo non è stato così e quanto visto mi ha davvero affranto. Purtroppo nella nostra bella alta Maremma non ci sono più pecore al pascolo. Causa predazioni i pastori hanno dovuto scegliere fra chiudere le loro attività, oppure far vivere le loro pecore stabilmente in stalla. Anche un non addetto ai lavori capisce che danno sia per l’ambiente, e per gli animali stessi. Gli animali si sono gioco forza riadattati, i pastori hanno dovuto lavorare sulla genetica, acquistando soprattutto dalla Francia pecore "più stalline" che mangiano tutto l’anno allo stesso modo, al chiuso alimenti conservati, seppellendo così totalmente la stagionalità dei loro prodotti e praticamente tutta la biodiversità in termini di razze autoctone. Chi ha un minimo di abitudine a mangiar roba buona sa perfettamente che ad esempio il cacio (in Maremma si chiama così),quello buono non è tutto l’anno uguale, il sapore che lo caratterizza è sempre figlio di ciò che gli animali mangiano e della loro razza, è chiaro per farla corta che stando in stalla non vedono mai erba fresca. E l’ambiente? Tutti quei terreni marginali vocati solo al pascolo che fine stanno facendo? Chiaro tutti abbandonati, sembra di esser tornati a metà del secolo scorso. Mi chiedo se i paladini degli animali, difensori del lupo e anche peggio dell’ibrido di lupo abbiano fatto questa riflessione, se si rendono conto quanto danno la loro miopia stia facendo. Se continueremo così, potremo andare in campagna solo per fare qualche passeggiata.
*Imprenditore agricolo
di Suvereto