
"Una robusta opposizione locale e nazionale era riuscita lo scorso anno a sventare la costruzione di una mega base militare di 75 ettari e 440.000 metri cubi nella zona di Coltano, all’interno del Parco, ma le amministrazioni di centrodestra e centrosinistra dei Comuni e delle Province interessate, la Regione e persino l’Ente Parco hanno deciso che si farà anche se non nell’area individuata inizialmente: un po’ nell’area dell’ex Cisam vicino San Piero a Grado, un po’ a Pontedera ma un pochino anche a Coltano".
Lo afferma Una città in Comune criticando l’intesa che permetterà di realizzare il centro di addestramento dei carabinieri al Cisam e l’autodromo nella città della Piaggio. Secondo la lista civica della sinistra radicale "questa operazione è un misto di prevaricazione e mistificazione, preludio di un disastro ambientale senza ritorno per il nostro territorio: se da un punto di vista ambientale la scelta di Coltano era improponibile, quella dell’ex Cisam va contro ogni buon senso perché essa è interna del Parco e non in un’area contigua, quindi con un grado di importanza ambientale e un livello di tutela decisamente alto; è in un’area quasi totalmente boscata (circa di 15 ettari utilizzati su quasi 500) e con una copertura boschiva relativamente integra perché non frequentata da anni; è inserita in un contesto di grande pregio ambientale come la tenuta di Tombolo; ricade all’interno di una ‘zona cuscinetto’ della riserva della biosfera, la cui finalità, riconosciuta dall’Unesco, è rafforzare ‘l’azione protettiva delle vicine zone centrali’ e ricade totalmente all’interno del Sito di importanza comunitaria-Zona speciale di conservazione ‘Selva Pisana’ della rete europea Natura 2000".
"E’ qui - conclude Una città in comune - che Governo, Arma dei Carabinieri, enti locali e Parco hanno concordato di spalmare una crosta di cemento e di acciaio di decine (50? 60? 70? 75? chi li controlla più, ormai) di ettari che diventerà il polo di attrazione di un diluvio di traffico pesante e leggero, con centinaia di persone che vi lavoreranno e vivranno con tutto l’impatto ambientale che ciò comporta. Ci sono insomma molte buone ragioni per chiedere un passo indietro e per questo è indispensabile che prendano parola e si mobilitino, a livello locale, nazionale e internazionale, l’opinione pubblica, i residenti, l’associazionismo, i movimenti e le forze politiche che hanno a cuore un futuro di pace tra gli esseri umani e con la natura".