
di Carlo Baroni
PISA
Nuovo incontro in carcere tra Gianluca Paul Seung ed i suoi difensori, gli avvocati Andrea Pieri e Gabriele Parrini. E’ fissato per lunedì. Sul tavolo le risultanze di tutta l’attività tecnica svolta fin qui sull’omicidio della dottoressa Barbara Capovani di cui il 35enne, che sul suo profilo Facebook si definiva "uno sciamano, mediatore fra invisibile e visibile", è indiziato e detenuto in misura cautelare. In particolare, si apprende, i legali relazioneranno al suo assistito gli esiti dell’ultimo passaggio – al quale non era presente – e come questi, nella prospettazione accusatoria, potrebbe inserirsi nel quadro di indizi a suo carico. Si tratta dell’incidente probatorio con al centro la relazione del genetista Ugo Ricci, incaricato di rilevare tracce del presunto assassino e della vittima su tutto il materiale in sequestro. E, secondo la perizia,le scarpe rosse sequestrate prima che raggiungessero la Tunisia, non c’è dubbio che abbiano avuto relazione con Gianluca Paul Seung.
C’è il suo Dna e secondo gli inquirenti sarebbero state indossate da Seung il 21 aprile durante il delitto e poi buttate in un contenitore per la raccolta di abiti usati da riciclare. Ma un elemento tra quelli emersi dalla relazione del dottor Ricci, sarà probabilmente messo sotto la lente piùdi altri dai suoi legali. Riguarda una cartellina per documenti, sequestrata dagli inquirenti a casa di Seung: all’interno è stata trovata un traccia mista, con Dna dello stesso Seung e della dottoressa Capovani (la famiglia è assitita dall’avvocato Stefano Del Corso), il medico che il 35enne di Torre del Lago – secondo la ricostruzione della Procura – avrebbe massacrato con un oggetto contundente (mai identificato) per consumare una vendetta. Un elemento quindi che collegherebbe, per l’accusa, il presunto assassino alla vittima. L’avvocato Andrea Pieri, tuttavia, dopo l’udienza, sottolineò come i dati emersi "non sono particolarmente risolutivi: si tratta di dati che non vanno letti in sé, ma con il resto degli elementi che emergeranno in giudizio". Un incontro, quello tra indagato e avvocati, per iniziare a delineare la strategia difensiva, dato che le determinazioni della procura potrebbero arrivare a breve: agli atti manca solo la relazione del medico legale che potrebbe essere depositata a giorni.
Determinazioni che potrebbero concretizzarsi con una richiesta di giudizio immediato da parte del sostituto procuratore della Repubblica Lydia Pagnini che coordina le indagini della Squadra Mobile. "Non ci meraviglia – ammette l’avvocato Pieri – se, a questi punti, dovesse arrivare la richiesta del giudizio immediato".